di Umberto Varischio
Il ciclo di quattro puntate intitolato “Paternità nella crisi del patriarcato”, in onda all’interno di Uomini e Profeti su Rai Radio 3 (e disponibile su RaiPlaySound), secondo me che ne ho fatto un ascolto partecipato e appassionato, propone una riflessione importante sulla soggettività, le relazioni e le trasformazioni contemporanee del maschile. Il filosofo e psicoanalista junghiano Romano Madera affronta il tema della paternità, della differenza e del femminismo partendo dalla propria esperienza personale.
Il titolo della prima puntata, “Cominciare da sé ma non finire con sé”, citazione di Martin Buber, riassume bene il centro del discorso: partire da sé, ma per aprirsi all’altro. L’esperienza soggettiva non è un punto d’arrivo, bensì una porta d’accesso alla relazione.
Madera evoca il rapporto con il proprio padre e la scoperta del limite, cercando di capire cosa significhi essere uomo oggi, dopo il tramonto del patriarcato tradizionale. “Partire da sé” non è un atto narcisistico, ma una presa di parola che si radica nel vissuto per entrare in dialogo con l’altro.
La sua riflessione si muove tra personale e politico, tra introspezione e storia collettiva. Riconosce il debito verso il femminismo che ha costretto gli uomini a guardarsi allo specchio e a fare i conti con il proprio privilegio e con la perdita di un’identità ormai in crisi. Per Madera il femminismo è una vera rivoluzione antropologica: ha decostruito la presunta “naturalità” del potere maschile e ha aperto nuove domande sul desiderio, sul potere e sull’ascolto delle voci rimaste a lungo inascoltate.
Uno dei nodi centrali del suo discorso è il misconoscimento maschile: molti uomini faticano a riconoscere lo sguardo femminile, non per cattiva volontà, ma perché abituati a considerarsi la misura del mondo. Le donne, invece, hanno dovuto esercitare uno sguardo doppio – su di sé e sull’altro – sviluppando una consapevolezza più complessa. Questo squilibrio è una delle eredità più tenaci del patriarcato.
Madera distingue, in linea con il pensiero femminista non paritario, tra emancipazione e liberazione. La prima riguarda l’accesso a diritti e spazi all’interno di un sistema dato; la seconda implica una trasformazione più profonda del modo di pensare, di sentire e di desiderare. Le donne hanno spinto questo processo fino in fondo; molti uomini, invece, si fermano all’emancipazione concessa, senza mettere in discussione i modelli di potere e competizione che li imprigionano.
Per cambiare davvero le relazioni tra uomini e donne, occorre che gli uomini imparino a sopportare la vulnerabilità e la differenza: non a imitare le donne, ma a entrare in relazione con loro senza paura e senza dominio.
Un altro tema cruciale è quello del desiderio. Desiderare non è mai un atto libero: è plasmato da aspettative e norme sociali. Gli uomini sono stati educati a desiderare potere e successo, le donne cura e riconoscimento. Entrambi i ruoli sono gabbie. “Partire da sé” significa interrogare il proprio desiderio, scoprire come si è formato e decidere se seguirlo o trasformarlo. Il cambiamento autentico, ricorda Madera, non passa solo per le leggi o le istituzioni, ma attraverso un lavoro simbolico e affettivo su di sé.
La riflessione tocca poi le trasformazioni della famiglia e del lavoro. Il modello patriarcale del padre autoritario e della madre dedita è in crisi, ma non ancora sostituito da un ordine più giusto. Le donne lavorano, ma la cura domestica resta in gran parte sulle loro spalle. Gli uomini che provano ad assumersi queste responsabilità incontrano ancora resistenze culturali: il mondo del lavoro e le aspettative sociali restano modellati sull’idea dell’uomo “senza legami”.
Madera invita a immaginare nuove forme di paternità e maschilità, dove la cura diventi un gesto di libertà condivisa e non un dovere; la casa, il lavoro e la famiglia diventano così spazi politici, luoghi in cui si decide il senso stesso della libertà.
La conclusione del ciclo ribadisce che la liberazione resta il compito ancora aperto: non solo per le donne, ma anche per gli uomini, chiamati a ridefinire il proprio immaginario, il desiderio e la funzione paterna.
Il conduttore non propone ricette, ma apre domande decisive: che cosa resta del sé dopo aver incontrato davvero l’altro? Come si può amare, lavorare e crescere figli senza riprodurre gli schemi del potere?
(www.libreriadelledonne.it, 11 dicembre 2025)

