Sono note le vicende legate al ” Dal Molin” di Vicenza, ma bisogna sapere che il programma in merito all’ espansione dei siti bellici in Italia, prevede un’analoga misura anche nei riguardi di Sigonella, la base militare americana installata sin dagli anni ’50 alle porte di Catania, dotata di armamenti ed attrezzature da guerra tra le più sofisticate d’Europa. Sigonella quindi, per una serie di commistioni e contraddizioni che hanno avuto luogo a causa della sua presenza in Sicilia, stende un’ombra di dolore e di morte sulla nostra città e rappresenta uno dei rimossi più grossi della coscienza dei/delle catanesi e degli abitanti dell’intero territorio.
Il progetto per l’ulteriore allargamento della base, prevede la costruzione su una superficie di 93 ettari, di oltre 1500 strutture abitative e servizi vari, destinati ai e alle militari e alle loro famiglie. L’amministrazione comunale di Lentini e buona parte degli abitanti delle contrade di Xirumi, Tiritò e Cappellina, nel cui territorio dovrebbe estendersi la base, storditi dal miraggio dei guadagni in vista dell’arrivo degli e delle americane, hanno dato il loro assenso e vorrebbero che al più presto i lavori avessero inizio. Non sono dello stesso avviso il resto degli abitanti, il popolo della pace, donne e uomini che pratichiamo con “Città Felice” la politica delle relazioni a Catania, sindacati e piccoli partiti che oltre ad affermare il loro diniego ad ogni logica di guerra, hanno messo in evidenza le speculazioni in atto ad opera di alcuni ben noti imprenditori e costruttori. Nella storia di Sigonella si è verificato, infatti, che l’acquisizione dei terreni adibiti alla realizzazione della base e l’attribuzione degli appalti sia stata portata avanti secondo logiche illegali e mafiose. Ci sono altre motivazioni sicuramente non di minore importanza, per cui le pacifiste e i pacifisti stanno lottando affinché il dissennato progetto che oggi si prospetta non coincida con la violazione estrema del territorio. La prima è che sotto buona parte di quelle terre sono sepolte le antiche mura della città greca di “Leontinoi” che rischierebbe di scomparire definitivamente se vi venisse costruita sopra un’altra cittadina. La seconda è che nei rimanenti terreni sono presenti degli agrumeti, coltivazioni molto care ai siciliani, anche se al momento scarsamente produttive, a causa delle politiche agricole che hanno vanificato la fatica e l’amore investiti in questo genere di produzione. Sottolineo questo perché se il lavoro di cura e la memoria che sta alla base dell’esistenza degli aranceti dovesse essere sradicato, non rimarrebbe nemmeno la speranza di poter pensare un diverso impiego per i frutti che caratterizzano l’eccellenza della nostra terra.
Riflettendo sugli scritti apparsi di recente su questo sito in merito alle vicende del Dal Molin, vorrei poter cominciare a condividere motivazioni e pratiche politiche con le donne e gli uomini di Vicenza che tanto bene hanno saputo affrontare la questione, scambiando con loro presenza, analisi e coraggio. Vorrei inoltre riuscire a comunicare con qualcuna delle donne americane che all’ombra dei missili, dei bombardieri e del filo spinato cucinano, accudiscono i figli e ammirano la stupenda natura che circonda Sigonella, per esplorare insieme le contraddizioni e far decantare le reciproche tensioni.