22 Aprile 2004
Carta

Desta della mamma

Monica Lanfranco
Julia Ward Howe. Fu lei a proporre, nel 1870, l’idea originale per il “Giorno della Madre” la protesta di donne che avevano perduto i loro figli contro il massacro della guerra

Julia Ward Howe, femminista nordamericana, nacque il 2 7 marzo nel 1819 a New York; scrittrice, moglie di Samuel Gridley Howe di Boston, medico, dopo la guerra civile si attivò in campagne contro la schiavitù, per i diritti economici e sociali delle donne e per la fine delle guerre. A lei, sbocciate grazie al suo impegno antischiavista e pacifista, si devono le parole dell’inno nonviolento del 1862, John Brown’s Body. Morì nel 1910, in tempo per evitare di vedere le due grandi guerre mondiali. Parte del suo lavoro arriva a noi perché suo è l’appassionato primo discorso, pronunciato nel 1870, in occasione della proclamazione dei Giorno della Madre.
Non una festa commerciale creata per vendere cioccolatini, o per partecipare a trasmissioni in cui si può ancora garantire che oltre i 50 anni le rughe si tengono a bada ed è possibile e onorevole fare a gara con le figlie nel rimorchio, ma l’idea originale della giornata: la protesta di donne che avevano perduto i loro figli contro il massacro della guerra.
In questi giorni, in concomitanza con l’incombenza della festa della Mamma, l’organizzazione Save the Children ha reso noto il suo rapporto annuale sui posti migliori e peggiori al mondo per essere madri. Lo studio ha comparato il benessere delle madri e dei loro bambini e bambine in 117 paesi, 43 dei quali stanno sperimentando un conflitto armato o sono appena emersi da una guerra civile. I migliori sono Svezia, Danimarca, Norvegia, Svizzera, Finlandia, Canada, Olanda, Australia e Gran Bretagna. Al fondo troviamo Niger, Burkina Faso, Etiopia, Guinea-Bissau, Angola, Ciad. Gli Stati uniti sono all’undicesimo: una ulteriore sconfitta della grande democrazia occidentale armata.
Se non ne potete più della retorica sul materno degli spot, ecco le parole di Julia Ward Howe, diciannovesimo secolo: “Alzatevi, dunque, donne di questo giorno? Si alzino tutte le donne che hanno cuore, sia che abbiano avuto un battesimo d’acqua, sia che abbiano avuto un battesimo di paura. Dite con fermezza : Non permetteremo che le grandi questioni siano decise da forze estranee dalla nostra volontà. I nostri mariti non torneranno da noi con addosso la puzza del massacro, per ricevere carezze applausi. I nostri figli non ci verranno sottratti affinché disimparino quello che noi siamo state grado di insegnare loro sulla carità, la pietà e la pazienza. Noi donne di qui proviamo troppa tenerezza per le donne un qualsiasi altro paese per permettere che i nostri figli siano addestrati a ferire i loro. Dal seno di una terra devastata una voce si unisce alla nostra. Dice: Disarmo! Disarmo !’. La spada dell’assassinio non è la bilancia della giustizia. Il sangue non lava il disonore né la violenza indica possesso. Poiché, gli uomini hanno spesso abbandonato l’aratro e l’incudine alle prime avvisaglie di guerra, che le donne ora lascino a casa tutto ciò che può essere lasciato e si uniscano per una giornata nella quale si discuta insieme”.
“Si incontrano dapprima, le donne tra loro, per riflettere sul dolore e la devastazione della guerra e commemorare i morti. S uniscano poi agli uomini in un comune consiglio per trovare i mezzi con cui la grande famiglia umana possa vivere in pace, e ognuna porti nel tempo che mette a disposizione la sacra impronta, non di Cesare, ma del suo dio. In nome delle donne e dell’umanità io chiedo seriamente che un congresso generale delle donne, senza limiti di nazionalità, venga indetto nel luogo più conveniente e nel più breve tempo possibile, per promuovere l’alleanza di differenti nazionalità, la risoluzione amichevole delle questioni internazionali, il grande e generale interesse della pace”.
Per favore chi può inoltri questo a Condoleza, forse potrebbe esserle utile.

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