11 Marzo 2004
la Repubblica

Gli uomini che odiano le donne

Natalia Aspesi

Ricevo per la rubrica “Questioni di cuore” sempre più lettere di uomini incattiviti, lettere colte o banali, drammatiche o spiritose, singhiozzanti o furibonde, appassionate o gelide. Invece le dotte analisi e statistiche desolate- che continuamente confermano l’inferiorità femminile nell’occupazione, nei salari, nella carriera, nel potere politico e finanziario è nella quotidianità domestica e familiare, macigno sulle spalle della maggior parte delle donne- descrivono un mondo maschile solidale.
Un mondo maschile stupefatto, collaborativo, che auspica la degna parità garantita dalla Costituzione: Parlamento zeppo di signore, chissà in futuro una presidente del Consiglio, carriere fulminanti nelle banche e nella grande industria, e naturalmente, per tutte le altre, lavoro sicuro e appagante, paghe paritarie, servizi sociali abbondanti. Grazie, bravo mondo maschile, ma gli uomini? Gli individui, quelli non delle statistiche e dei commenti ma della vita, i fidanzati, i mariti, gli amanti, quelli con cui le donne hanno a che fare nel labirinto dei sentimenti e della realtà, gli stessi che auspicano ogni bene all’universo femminile, e poi si ritrovano molto scontenti delle donne. Ecco cosa pensano delle donne, cosa ne scrivono molti uomini al Venerdì. Il femminismo le ha rovinate. Vogliono solo sesso e soldi. Poi per forza qualcuno le ammazza. Pensano solo alla carriera. Arrivano a casa dal lavoro tardi e troppo stanche per le coccole. Si appassionano alla professione e non sono più disponibili come prima, tanto vale lasciarle. Ma cosa vi siete messe in testa, resterete sempre inferiori. Quando scoprono che la convivenza vuole dire anche letti da rifare e biancheria sporca, se ne vanno. Dicono che da sole non ce la fanno più con il lavoro e i bambini, e le nostre nonne che ce la facevano con cinque e la fabbrica? Oggi le donne vogliono fare i loro comodi e avere sempre ragione. Noi uomini siamo diventati troppo democratici a causa di certe leggi, non ci resta che rimpiangere i bei tempi quando le donne se ne stavano buone buone a lavare i piatti e ad aspettare con ansia il ritorno del marito. Ci sentiamo declassati dall’autonomia delle donne che dal lavoro traggono energia e soddisfazioni. Dopo aver condiviso il rifiuto dei ruoli sessuali tradizionali, ci sentiamo separati in casa, ingombrante zavorra, perché loro sono piene di impegni. Fa quindi molto piacere che addirittura il capo della Stato abbia avuto parole belle per le donne, per le loro difficoltà, la loro solitudine, le culle lasciate vuote, come rinuncia e difesa. Siete di più, ha detto, siete più brave, fatevi valere. E altri uomini di pensiero partecipano con i loro scritti all’elogio delle donne ingiustamente svantaggiate e piene di problemi.
Facciamoci valere, benissimo, ma come? È dagli anni 60, dai tempi pre ’68 delle prime rivolte femminili, che le donne chiedono quello che viene continuamente loro promesso e mai dato, anche se molto, in anni fiduciosi e combattivi, si è conquistato, e non solo per le donne. Ma pare ormai che le richieste più ovvie e più pratiche siano diventate chimere, e per questo anche si esita a “colmare le culle vuote”, che, a parte le gioie della maternità, vorrebbe dire prestare un ennesimo servizio, questa volta alla patria, e sempre a spese loro. Ecco, per dire che non bastano leggi, comunque auspicabili, e le parole di un grande presidente, e la generica solidarietà maschile e la consapevolezza dei propri diritti e la voglia di “farsi valere”.

 

Per le donne non ci sono, a frenare la possibilità di lavorare, di guadagnare, di entrare in politica anche per aiutare le altre donne (quindi non come Prestigiacomo o Moratti) , soltanto una distrazione generica della società tuttora molto maschile, la responsabilità della casa e dei figli da mettere al mondo e crescere. Ci sono anche gli uomini. C’è quella cosa di cui si parla sempre, ma che non viene mai presa in considerazione, che è l’amore. Per amore gli uomini pretendono, per amore le donne rinunciano. La vera scelta oggi per tante donne non è più o carriera o figli, ma o carriera o amore. Infatti ci sono più di due milioni di italiane che lavorano e vivono da sole con i figli, sia pure con grandi sacrifici. Ma non si sa quanti siano i milioni di donne che scegliendo la carriera, si sono mutilate dell’amore.

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