9 Dicembre 2005
la Repubblica

“Il femminismo toglie dignità alla donna”

L´attacco dell´arcivescovo di Bologna Caffarra: gravi responsabilità
Marco Politi

ROMA – Femministe sotto attacco nell´omelia che l´arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra dedica alla Madonna Immacolata. Sul banco dell´accusa mette «l´ideologia femminista», colpevole di aver costretto la donna a vivere in situazioni contrarie a dignità.
Parte dalla festa mariana dell´8 dicembre monsignor Caffarra per riaprire il discorso sulla posizione della donna nella società contemporanea. Con riflessioni amare. «La diversità è negata – spiega – quando in cerca di lavoro la donna si sente chiedere “Signora, pensa di avere presto dei figli?”, se non ne ha. Oppure, se è già madre: “Ne avrà degli altri?”». Domande analoghe, sottolinea l´arcivescovo, non vengono mai rivolte agli uomini in cerca di impiego.
Partendo da questa descrizione realistica, Caffarra sente il bisogno di attaccare il femminismo storico. «La deturpazione e degradazione del bene della femminilità – ha esclamato durante la celebrazione nella basilica di San Petronio – non ha solo un risvolto soggettivo, non è solo opera di singoli. Essa ha anche un risvolto oggettivo. Non raramente la donna oggi è costretta a vivere in un contesto contrario alla sua dignità, di cui porta gravi responsabilità, nonostante le intenzioni, anche l´ideologia femminista».
Tra i capi d´accusa l´arcivescovo elenca la negazione teorica e pratica della diversità femminile. Confondere l´eguale dignità della persona con l´eliminazione della ricchezza propria della femminilità. Dimenticare – così dichiara – che la pienezza e la perfezione dell´umanità si ha nell´integrazione tra la sua forma maschile e la sua forma femminile.
In realtà, il rifiuto del maschile, il separatismo, una certa critica radicale della “femminilità” appartengono a epoche remote del femminismo italiano e internazionale. È da decenni che la riflessione femminista punta a valorizzare in positivo e in rapporto con il mondo maschile la ricchezza della diversità della donna. Semmai il femminismo storico ha permesso il sorgere e lo svilupparsi anche di un femminismo cattolico e ha lasciato persino tracce positive nell´ultimo documento scritto sulla donna da Joseph Ratzinger, quando era ancora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.
Caffarra preferisce insistere sulle «gravi responsabilità» delle femministe. Resta il fatto, nota il presule, che la costruzione di una società a misura del «bene proprio della femminilità» è una sfida ancora «senza risposta». Missione della donna, ha concluso l´arcivescovo di Bologna, è quanto indica la persona stessa della Madonna: «Custodire, salvare, generare (non solo in senso biologico) la vita della persona» e non permettere mai che sia privata della sua dignità.
Alle donne nella basilica Caffarra ha rivolto un´esortazione precisa e pressante: «Nella vostra libertà sta la possibilità di deturpare e degradare il bene della femminilità… o di vivere interamente lo splendore della femminilità, facendone un dono all´umanità».

 

Nota Bene della Redazione: La notizia non è l’arcivescovo Caffarra che parla male del femminismo, lo hanno fatto in tanti, ma Politi, il giornalista della Repubblica, che ne parla bene, nel senso basico di bene/male: essendo o non essendo informato della cosa che si vuole giudicare. Finalmente del femminismo italiano, a livello giornalistico di massa, parla uno che si è informato. Fino ad ora ce n’era una, adesso, con Marco Politi, sono due, siamo speranzose – detto senza ironia.

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