1 Dicembre 2003
Via Dogana n°67

Il miracolo

Marina Terragni
Penso a due cose simultaneamente. Penso all’aspra guerra dei sessi nel privato. Crescono le separazioni, soprattutto quelle giudiziali, e i divorzi. Spesso che la chiave del divorzio è l”eccessiva” affermazione professionale della moglie. E poi non passa settimana senza che la cronaca non riferisca di un delitto di coppia, o di un omicidio-suicidio per ragioni di gelosia, abbandono, conflitto sui figli. Quasi sempre le vittime sono donne, quasi sempre gli assassini uomini. Gli osservatori di Eurispes hanno parlato di “vittime forti”.
Si soffre molto nella coppia, anche quando non si arriva a questi estremi. Un rancore, un dolore che restano fuori dalla scena della sexual correctness che domina nel mondo del lavoro e delle relazioni pubbliche tra i sessi. Tutta una parte della nostra vita che passa sotto silenzio, le donne ne parlano poco e sottovoce anche tra loro.
L’altra cosa che ho in mente riguarda la differenza sessuale. Intendo il modo in cui io e molte altre usiamo questo concetto. Mi rendo conto che il mio modo di parlare di differenza sessuale salva e ad un tempo tiene fuori gli uomini. Li salva perché quando penso alla differenza sessuale penso in primis alla mia differenza dagli uomini. Sono io cioè che eccedo, mi scosto, devio da un maschile che al fondo resiste, intatto sebbene in crisi, come neutro di riferimento. Tiene fuori gli uomini perché la differenza sessuale non li investe, gli scorre a lato, sembra lasciarli sempre identici a se stessi e al centro per quanto indeboliti, anche quando sono disposti – bisogna poi vedere come e perché- a riconoscere la mia, di differenza.
La differenza andava nominata ed è stata nominata come differenza femminile, e storicamente si capisce perché le cose siano andate così. Ma il momento di oggi chiede di nominare chiaramente anche la differenza maschile, il passo che va fatto è questo, credo. Il modo in cui ho sempre pensato la differenza sessuale rende opaca la differenza maschile, non chiama reciprocità.
Gli uomini non hanno mai nominato la loro differenza. Taluni la affermano in qualche modo ma senza mai arrivare a nominarla.

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