1 Ottobre 2005

Il pensare africano come vitalogia

Programma ottobre africano 2005
Introduzione
Martin Nkafu Nkemkia

Esiste un pensare africano?
Quando si parla oggi del pensiero o delle filosofie africani, molti pensano subito che frequentando le biblioteche si possano trovare testi sull’argomento, ma costoro possono rimanere delusi non trovando monografie o opere di pensatori africani in campo strettamente filosofico.
In Africa sono esistiti ed esistono pensatori di grandissimo rilievo in diversi campi, una schiera ricchissima di intellettuali africani in campo politico, scientifico e religioso ma questi non hanno la pretesa di essere dei ricercatori in campo filosofico.
In ogni caso, la sapienza accumulata nella tradizione orale costituita da miti, proverbi e racconti, riti, nomi, proibizioni e da tutte le manifestazioni della parola e del pensiero sono ciò che si può chiamare pensiero filosofico della tradizione orale africana. Non emerge qui il nome di qualche particolare personalità, ma il soggetto è la tradizione, la comunità, il popolo.
Tutti gli uomini pensano ed il pensiero risulta essere una attività comune al genere umano, a tutti, indipendentemente dal colore della pelle. La differenza sta nella cultura. Sarebbe quindi un errore affermare che l’epoca del pensare tradizionale africano non abbia valore all’interno del sapere speculativo, nonostante i limiti della conservazione e della tradizione di tale modo di pensare.
Il pensiero non ha colore né età, né è di ordine materiale, perciò, finché l’uomo vive, vive il pensiero. E antico quanto l’uomo ed è giovane quanto è giovane la vita.
La tematica della manifestazione culturale Ottobre Africano 2005 sarà “Il pensare africano come vitalogia”.
L’evento culturale, “l’ottobre africano, sarà articolato in momenti letterari e musicali, in una di rassegna di cinema africano e in una mostra fatta da un collettivo d’artisti immigrati e perché no italiani. l’obbiettivo principale essendo di aiutare a capire il pensare africano
Speriamo che questo tipo di comunicazione potrà aiutare le diverse comunità, italiane e straniere a conoscersi meglio, per poter forse arrivare ad evitare certi “clichés” che non aiutano all’accettazione delle differenze culturali e razziale.

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