Cari genitori preoccupati ecco perché protestiamo.
Care mamme e cari papà, sappiamo che molti di voi faticano a comprendere il nostro disaccordo sui cambiamenti previsti dalla ministra Gelmini. Gli organi di informazione danno notizie contrastanti e i nostri governanti tentano in ogni modo di tranquillizzare le famiglie. Abbiamo deciso perciò di scrivervi per spiegarvi il nostro punto di vista. Prima di tutto vi invitiamo a ricordare che ogni cambiamento va valutato in relazione alla realtà in cui è inserito.
Oggi le bambine e i bambini sono molto diversi da ciò che eravamo noi da piccoli e anche la relazione tra noi – educatrici, educatori, madri e padri – e loro, è molto cambiata. Quando eravamo piccoli le trasmissioni televisive iniziavano nel tardo pomeriggio. I cortili e le strade dei quartieri erano piene di bambini che giocavano con cartoni, sassi, legni, biglie. I vicini di casa erano legittimati a richiamarci all’ordine, quando le nostre grida o i nostri giochi diventavano troppo vivaci. Un richiamo da parte di un estraneo aveva per noi ugual effetto delle sgridate dei nostri genitori. Le famiglie, i quartieri, le relazioni tra vicini di casa oggi sono diverse, di conseguenza il mondo in cui crescono i nostri bambini è differente.
Molti rimpiangono la semplicità del passato. Non possiamo però ritrovare l’atmosfera di un tempo che non c’è più, negando i nuovi bisogni e le nuove abilità dei bimbi di oggi. Game boy, play station, computer e televisione ad ogni ora: non possiamo far finta che anche questo non influisca sulle modalità di apprendimento delle nuove generazioni. Noi siamo convinte che la scuola del fare attivo, dell’apprendimento concreto e «dell’imparare ad imparare» sia sempre più necessaria e sappiamo, per esperienza diretta, che i tempi sono strettamente legati alla qualità. Creare occasioni di apprendimento significa dare possibilità di maturare idee e strategie che rimarranno nel bagaglio culturale dei bambini. Tutto questo richiede un tempo consistente, in cui tutte le «materie» siano integrate e finalizzate ad obiettivi significativi.
Il decreto Gelmini recita all’art. 4 che «nell’ambito degli obiettivi di contenimento… è previsto che le istituzioni scolastiche costituiscono (l’errore di congiuntivo è della ministra!) classi affidate ad un solo insegnante funzionanti con orario di 24 ore settimanali». Nessuno può avere dubbi in proposito: meno tempo significherà tornare ad una scuola di nozionismo e negherà i bisogni delle nuove intelligenze dei bambini. Un solo docente non potrà organizzare laboratori e percorsi di apprendimento individualizzati o portare la classe a una mostra, a un museo o a scuola natura.
Il decreto prosegue dichiarando: «nei regolamenti si tiene conto delle esigenze delle famiglie di una più ampia articolazione del tempo scuola». E’ prevedibile, pertanto, un ritorno al vecchio doposcuola, magari costituito da progetti scollegati tra loro e non integrati ai programmi delle classi e a pagamento (la scuola dell’obbligo è garantita, infatti, solo per 24 ore settimanali!). Il nostro modo di vivere il tempo scuola subirà una regressione per noi inaccettabile. Così come è inaccettabile che l’articolo del decreto si apra con una motivazione puramente economica: «nell’ambito degli obiettivi di contenimento…».
Chiediamo che siano altre le spese da contenere, ad esempio riducendo il numero dei nostri deputati e degli stipendi che percepiscono, nonostante le loro numerose assenze. Speriamo di aver chiarito le ragioni delle nostre preoccupazioni e aspettiamo le vostre osservazioni.
le maestre e i maestri della Casa del Sole