30 Settembre 2006

La violenza di genere si batte combattendo la cultura

 

Marisa Guarneri

Egregio Claudio Jampaglia,
io non ero presente alla riunione ultima di Usciamo dal Silenzio, ma leggo il suo resoconto e trasecolo!
“Non ci sono centri antiviolenza che tengano” qualcuno avrebbe detto?
Veramente i centri antiviolenza tengono da circa 20 anni, cioe da quando la Casa delle donne Maltrattate di Milano ha aperto il primo centralino in Italia contro la violenza in famiglia (8 marzo 1988) Da allora si è creata una enorme rete di centri antiviolenza. praticamente in ogni città italiana, e sicuramente nei capoluoghi di provincia (si vedano gli elenchi aggiornati sul sito della Casa delle donne per non subire vioelnza di Bologna). Alcuni hanno la casa di ospitalità, moltissimi, altri non ancora ma stanno per aprirla. Sono state accolte centinaia di migliaia di donne e bambini, sotratte alla violenza fiica, psicologica, sessuale ed economica e spesso alla morte.!!!! Ora finalmente qualcuno si è accorto che le donne vengono ammazzate e stuprate e che le città non sono sicure. Bene era ora! Siamo veramente stanche di ripetere che la violenza contro le donne influenza il rapporto con il lavoro, con la salute, con i diritti di cittadinanza, con l’identità degli uomini e delle donne. Che sono necessarie città sicure lo abbiamo gridato molti e molti anni fa con la manifestazione “Riprendiamoci la notte”. Come sempre non si inventa niente. E poi per chiudere nella città di Milano non ci sono solo due centri antiviolenza, ci sono molti centralini dal telefono amico a quello della provincia di Milano, al SED della Caritas, dalla Lila a quelli di molte associazioni che si occupano di disagio psichico, depressione, recupero dell’autostima, ecc. Ne fa fede una organizzazione “ombrello” che molte ne riunisce, “Arc-en-ciel”. E poi ci sono i consultori dove spesso c’è consulenza legale ed i consultori per le donne immigrate (vedi Crinali). Insomma c’è una rete vasta ed interessante che andrebbe valorizzata sempre e sempre nominata e che si aiuta ogni giorno- anche senza gli interessamenti istituzionali- per trovare soluzione a mille problemi delle donne che spesso derivano dalla violenza o che nella violenza vanno a finire. Credo che si dovrebbe cercare di andare d’accordo con noi stesse: le donne sono deboli o forti? Oppure sono i contesti in cui vivono, compreso il mondo del lavoro che mettono a dura prova la loro resistenza. Molte straniere che io incontro non sono semplicemente ricattabili, a volte decidono anche di tornarsene al loro paese… pensano, fanno scelte. Non sono bambine da tutelare. E’ da quando erano bambine che sono a rischio di violenza … questo si! Ultimissima notazione, picccola, ma doverosa, CADM lavora con A.Baldri.docente dell’Università di Napoli, e con Differenza Donna di Roma che sta portando avanti da alcuni anni il progetto S.A.R.A. (esiste un sito se interessa) La ns innovazione.. chiamiamola così, è andare direttamente dalle donne, incontrarle a piccoli o grandi gruppi e parlare di violenza e di come si può prevenirla. Tutte insieme, ma anche ognuna di noi da sola! Il problema è del giornalista o delle parole che ha ascoltato!?
Cari Saluti
Marisa Guarneri
presidente CADM Maltrattate Via Piacenza 14 – 20135 Milano Tel. + 39 02 55015519 ; Fax + 39 02 55019609 : e-mail : cadmmi@tin.it –www.cadmi.org

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