Armando Dito
Si leggeva aria di attesa, ieri, sui volti degli studenti dell’assemblea di Scienze politiche in vista della mobilitazione di oggi e domani. Anche ieri lezioni in piazza, poi spostate a causa della pioggia nell’atrio coperto della facoltà. Dalle 16.30, in un’aula 5 strapiena, è intervenuto Paco Ignacio Taibo II, il famoso scrittore messicano, già candidato al premio Nobel per la letteratura, che con i racconti dei movimenti latino-americani ha infiammato gli spiriti dei quasi duecento studenti presenti. Mi avvicino a Federica, Chicca e Chiara che insieme ad altri sono state le organizzatrici delle lezioni in piazza contattando ogni singolo docente; chiedo loro come mai non vogliano apparire davanti ai media lasciando spazio agli ormai noti Leon, Alessandro, Luca. Mi spiegano che parlare in assemblea usando “soliti” slogan non fa per loro, preferiscono essere concrete e far emergere attraverso iniziative pacifiche i contenuti della protesta, senza alcuna polemica contro i vari “leaderini”. Arriva un’altra studentessa, Chiara, del collettivo politico Link: lei parla in assemblea e ci tiene a sottolineare che la dinamica sessista, secondo cui le donne organizzano e gli uomini comandano, è superata, oggi non solo le ragazze partecipano e organizzano eventi come le lezioni in piazza o i “rinfreschi” di auto finanziamento, ma hanno anche un ruolo attivo nelle decisioni del movimento. Ai margini si discute molto della giornata aperta che ci sarà oggi: ci sono posizioni diverse tra chi, come il Collettivo (vicino al centro sociale Cantiere) e l’assemblea di Scienze politiche vorrebbe contestare l’iniziativa della facoltà perché vista come una “gentile concessione dei piani alti del feudo” e chi invece, come Sinistra universitaria e una parte considerevole di Link, trova le lezioni aperte e il blocco della didattica come un primo passo verso una convergenza tra noi e i prof.