3 Dicembre 2003

Lettera

Cara Vita

ho ricevuto i ringraziamenti da Dani K. per quello che abbiamo fatto per L’associazione TdF e per il Burkina….te li giro con la convinzione che tu li meriti particolarmente…se non insistevi forse dopo un pò io avrei lasciato perdere presa come sono dalle mie troppe peregrinazioni nel mondo, ma la tua tenacia ha vinto le ovvie resistenze iniziali di Luisa e alla fine oggi possiamo dire che grazie alle nostre sinergie e differenze da oggi qualche ragazza africana ha delle possibilità in più di fare sentire al mondo la sua voce , la voce delle sue esperienze, dei suoi bisogni , della sua ricchezza culturale, della sua dignità e da oggi Odile, Lèontine e le altre hanno una forza in più per portare avanti un discorso, un progetto e una fiducia in se stesse che in quel luogo è preziosa come l’acqua che scarseggia.
Sai ,mentre c’era l’incontro alla Libreria tutto il tempo mi sfilavano dentro all’anima le immagini di loro lì, come le conosco io , vestite dei colori della loro terra, sulle mobilette con le quali attraversano la città continuamente , della loro coinvolgente e allegra forza ma anche della lotta che le sfibra, loro e quella di tutte le persone che vivono in quei tre quarti di mondo di cui oggi tanto si parla. La fatica di quagliare la vitalità , le idee, l’iniziativa, la grande creatività…con i problemi di giorno dopo giorno, così diversi dai nostri!
Un giorno dopo giorno fatto di perdite continue di parenti e amici e compagni di strada per quella pandemia di cui tanto si parla, ma anche di quella serie inarrestabile di malattie che minano chi non ha possibilità di nutrirsi , di avere cure adeguate e condizioni di vita minime. Sai, lì ognuna o ognuno che “se la cava” ad avere un lavoro e un minimo reddito, ha la responsabilità di condividere la sua relativa fortuna con una “famiglia” che conta di un numero illimitato di parenti vicini e lontani, poichè è impensabile in Africa non aiutare e condividere con la famiglia almeno, ma anche con parenti acquisiti e vicini di casa e quant’altro la fortuna di poter vivere e non solo sopravvivere. Una fila aspetta alla porta di chiunque lavori…solo qualche CFA per comprare le medicine , o l’alcool per una ferita che si infetta, o anche solo un cerotto, perchè lì non hai diritto a niente, niente anche quando vai al pronto soccorso e per pulirti una ferita ti danno l’ordonnance ( la ricetta) per andarle a comprare tu la siringa, l’alcool, il cotone …e se non hai i soldi come la maggior parte ? ..beh crepi di infezione a meno che qualche parente più fortunato non ti prenda in carico….o la fila c’è anche per avere qualche CFA per far studiare almeno un figlio o una figlia, per investire su qualcuno che prima o poi faccia fortuna e possa riscattarti dalla miseria…
Ognuno dei miei amici e amiche africani quando tornano dall’Europa hanno…devono avere in tasca una cifra per queste file che aspettano fiduciose, altrimenti non avrebbero nemmeno più la forza di alzare gli occhi e guardarsi attorno e altrimenti la collettività li taccerebbe con il peggiore degli insulti in Africa : Egoista,individualista!.
Un mio caro amico attore che lavora spesso in Europa ma che torna appena può a casa, non fa colazione al mattino senza prima avere fatto il giro per il suo quartiere ( povero!) e aiutato a risolvere i problemi più urgenti di salute di chi gli abita vicino. A volte bastano 100 /200 CFA ( 600 lire ) per sollevare di qualche angoscia qualcuno. Lui mi dice che non potrebbe ingerire un sorso senza averlo fatto.
E’ in questo contesto che è eccezionale la enormità di energie coinvolte nella cultura in Burkina, i progetti che voi citate nel stanza dedicata al Burkina nel sito della libreria e gli altri che ancora non citate come i due mega festival di Teatro che si tengono ad anni alterni a Ouagadougou : Il Fèstival de Thèatre pour le Developpement FTD e il FITMO. I Festival iniziati con mille difficoltà più di dieci anni fa sono oggi grandi avvenimenti e dispongono di strutture, alloggi, teatri , mezzi di trasporto ecc.sono sempre di più sostenuti dalle Strutture della Comunità Internazionale presenti in loco, che aiutano con cospicui finanziamenti . Il Governo del Burkina li sostiene come può, mettendo a disposizione strutture d’alloggi per le compagnie e sostentamenti e spostamenti e informazione. Questi due grandi avvenimenti sono promossi da due docenti universitari che da anni si battono per formare al teatro artisti e giovani che vogliano impadronirsi della loro identità di africani e artisti consapevoli . Sono Prospère Kompaorè e Jean Pierre Guinganè…alla loro scuola si sono formati gran parte dei giovani che oggi hanno creato un numero indefinito di compagnie e associazioni culturali e sono oggi la nuova leva del Teatro Burkinabè . Nei Festival sono ospiti gruppi di Teatro da tutti i paesi dell’Africa francofona ma anche da altri paesi d’Africa e qualche gruppo Europeo con spettacoli che tutto hanno fuorché il ruolo di intrattenimento, dove c’è un fitto svolgersi di stage di formazione per giovani attrici e attori e danzatori, incontri, dibattiti accesi e intensi, confronti e un pullulare di nascite di progetti di scambio e prospettive. Negli ultimi dodici anni della mia vita, anni nei quali divido il mio tempo e il mio lavoro tra Europa e Africa, mi sono trovata spesso a partecipare a questi Festival con spettacoli e con stage di formazione , da lì sono nati alcuni dei progetti Interculturali che ho condotto in diversi paesi d’Africa e in Europa.
Il Teatro in Burkina e in altri paesi d’Africa non dà da vivere a nessuno ma è concepito come missione per “svegliare” le coscienze , per informare, per intrecciare riflessioni, per dare voce alle ferite e alle speranze d’Africa.
Ma è anche giornale vivente per campagne di sensibilizzazione ai grandi temi : L’AIDS, La malnutrizione, l’igiene ambientale, l’alfabetizzazione, l’escissione , la liberazione della donna dai legami tradizionali, dal mariage forcè ( matrimonio forzato ) vera e propria piaga nell’ambiente rurale, ecc.. In un paese dove esistono sessanta lingue diverse , dove nella maggior parte dei villaggi non esiste corrente per radio e TV per potere fare circuitare informazioni esistono gli spettacoli promossi dalle numerosissime ONG internazionali e la grandissima disponibilità e sete d’ascolto degli abitanti dei villaggi stessi. Un paese il Burkina, dove la gente vuole , chiede formazione, chiede a voce alta mezzi e conoscenze tecniche e culturali per evolvere la propria autonomia e il proprio sviluppo.
E’ in questo contesto che ha profondo segno il Premio Zermann, grazie al quale per un triennio, come dichiara Lèontine, si potrà finalmente realizzare un progetto tutto al femminile, un progetto depositato da anni che fin’ora non aveva ricevuto risposte, scoraggiandole. Un progetto di cui loro ci considerano, noi e la Libreria tutta, madri e madrine . Un inizio che prevede e pretende una responsabilità vitale anche in prospettiva, responsabilità che non dubito è già profondamente sentita dopo l’incontro di domenica 30 , da molti e molte.
Grazie ancora a te e alla tua capacità di non perderti d’animo che in tante occasioni che mi sono trovata a vivere con te è stata pilastro, a Luisa e la sua generosa disponibilità, alla Libreria e a tutte per avermi dato modo di condividere con voi questo cammino e questo amore per quel paese e la sua gente disperata e piena di speranza e queste formidabili donne, nelle quali la speranza è riposta
Serena

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