1 Giugno 2006
Ecole

Lingua bene comune, Città Aperta

Marco Lorenzini

La lingua che usiamo nel nostro vivere quotidiano dà immagine e forma alle cose, alla sostanza delle cose e alle relazioni tra persone; persone che sono soggetti di plurime collettività (culturali, socio-economiche, politiche) e allo stesso tempo individui consapevoli di essere tali quando sanno stare con gli altri. La lingua è lo strumento che influenza e giustifica questo fine, è un sapere particolare trasmissibile al quale si può educare, ma la visione illuminista che legava questa padronanza alla emancipazione è entrata in crisi come la modernità. La globalizzazione mediatico-linguistica ha riproposto il problema politico della lingua oltre i temi della forma e della funzione, perché la massificazione globalizzata ha accelerato i processi di liberazione collettiva, ma ha schiacciato la voce di ogni individuo. Ecco perché la parola che scaturisce dalla relazione è un ponte gettato sul rumore di fondo della globalizzazione, una forma di orientamento simbolico che funziona come struttura assente, ma agente sulle competenze linguistiche. Allora riflettere sulla lingua come bene comune è questione politica aperta che ci ripropone la domanda su come nasce e cresce un soggetto linguistico in uno spazio di relazione pubblica.
L’introduzione di Paola Bono ci informa che il libro è un percorso di riflessione collettiva che, a partire da una proposta di Vita Cosentino (curatrice della pubblicazione con Guido Armellini, Gian Piero Bernard, Paola Bono, Laura Fortini, Antonietta Lelario), ha coinvolto esponenti del movimento dell’Autoriforma gentile, della Società Italiana delle Letterate, del GISCEL (Gruppo di Intervento e Studio nel Campo dell’Educazione Linguistica) del Piemonte e del Circolo Bateson di Roma.
In questo libro a prender parola sono soprattutto le insegnanti, non più vestali che difendono il fuoco sacro della grammatica, ma sciamane invisibili della parola che riflettono sulla forza di trasformazione del linguaggio, sul rapporto tra oralità e scrittura, sull’errore e sull’importanza delle differenze, sulla lingua che è in grado di inventarsi un possibile nuovo mondo.

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