7 Giugno 2022

Protagonismo e presenza delle donne immigrate al quartiere San Siro di Milano

di Anna Antonelli e Bianca Bottero


Il quartiere San Siro di Milano è un quartiere di edilizia popolare costruito negli anni ’30 in zona allora periferica per la manodopera necessaria alle numerose fabbriche che qui andavano insediandosi. Nel tempo, a questo ceto operaio proveniente dalle diverse regioni del nord e successivamente dal meridione, si è venuta via via sostituendo, in particolare negli ultimi decenni, una popolazione di origine straniera, soprattutto egiziana e marocchina, che ha raggiunto oggi circa il 50% delle presenze.

I numerosi problemi che tale nuova popolazione ha dovuto e deve affrontare, e a sua volta determina nel quartiere, costituiscono problema apparentemente noto e oggetto di dibattito a livello istituzionale, anche se scarsamente affrontato con effettiva capacità (volontà) politica e gestionale. Ma ciò che in particolare colpisce è soprattutto che entro tale dibattito le donne scompaiono, la loro personalità, i loro problemi, le loro necessità e desideri risultano del tutto oscurati, annegati nella tematica generale e nello stigma dell’immigrazione maschile. E crediamo si possa dire che è solo grazie alla presenza di tante associazioni volontarie femminili che si impegnano nel quartiere in azioni di scambio relazionale in vari ambiti (arte, musica, linguaggio, scuola, salute) che le donne straniere acquistano una esistenza.

Emergono così, come da un fondo marino, figure e volti femminili timidi e sfuggenti, competenze nascoste, sensibilità artistiche, volontà e fedi oscurate, abitualmente avvolte nella sottile e obliqua diffidenza razzista dell’ambiente che le circonda.

È questo l’aspetto importante che ha affrontato il SIRA Festival Itinerante che si è svolto venerdì 27 maggio nel quartiere S. Siro, rivolto ai talenti delle donne, con particolare attenzione alla componente straniera.

SIRA significa splendente, ardente, è l’equivalente femminile di Siro: è un nome che vuole significare l’aspirazione alla bellezza, alla gioia, alla cultura, all’arte, che punta sul talento, lo scambio e l’amicizia Ma il festival era anche Itinerante, perché ha voluto che diversi luoghi del quartiere, quotidianamente percorsi per faticose faccende quotidiane, venissero conosciuti nelle loro potenzialità, sottratti anch’essi a uno stigma; perché anche la città, per quanto minimamente, venisse percepita come luogo di vita, di amicizia e di scambio nei suoi spazi pubblici, che come pubblici devono essere rivendicati.

Il Sira Festival itinerante ha così alternato lungo la giornata azioni diverse in luoghi diversi. Al mattino, presso l’Off Campus del Politecnico le diverse associazioni femminili impegnate in attività sociali nel quartiere e alcune donne straniere attive e competenti hanno svolto una seria riflessione sulle difficili condizioni quotidiane delle donne immigrate; mentre a fianco è stata allestita la mostra dei dipinti di tre donne: una iraniana, una egiziana e una albanese (una quasi adolescente, con piccolo bimbo in carrozzella) la cui apparente “ingenuità” era riscattata da una estrema sensibilità al colore e alla libera esplorazione della forma. Sono poi succedute nel pomeriggio altre azioni: presso la sede del Telaio si è svolto un laboratorio artistico denominato “Tessere per la pace” dove sedici donne di diverse nazionalità si sono trovate per dipingere a più mani condividendo emozioni, colori e pennelli. Dalla sede del Telaio è poi partito un canto popolare, più precisamente una taranta, accompagnato da un flauto traverso, una chitarra e un tamburello che ha attraversato alcune strade del quartiere coinvolgendo passanti e negozianti terminando davanti alla sede dell’Off Campus. Qui c’è stata la lettura pubblica in arabo e in italiano di una poesia scritta da una donna egiziana e in seguito, sul palco eretto nel cortile retrostante (uno dei grandi cortili alberati, così maltenuti e malvissuti interni ai vari isolati) ha avuto luogo il concerto di un coro femminile di venti donne diretto in modo elettrizzante da Mila Trani; al termine del quale è stata suonata e cantata nuovamente la Taranta coinvolgendo le persone presenti in un cerchio di condivisione. Da ultimo, in un luogo ancora diverso, lo spazio Fenun sede del Comitato di Quartiere, si è avuta la proiezione di un film egiziano, Bashtery Ragel – A Man Wanted.

L’iniziativa e l’organizzazione del SIRA Festival è stata del Telaio delle Arti, un’associazione di promozione sociale che dal 2014 opera nel quartiere prendendosi cura, grazie alle artiterapie, delle donne e delle famiglie. Hanno collaborato il Comitato di Quartiere, il Politecnico e numerose associazioni volontarie attive nel quartiere: dando ancora una volta l’esempio (che tanto servirebbe alle nostre istituzioni), di una disponibilità alla relazione e all’ascolto il cui valore culturale e umano va ben al di là della semplice (risicata) accoglienza.


Anna Antonelli fa parte del Telaio delle Arti; Bianca Bottero, architetta, fa parte delle Città Vicine e lavora alla scuola di italiano per donne straniere del quartiere.


(www.libreriadelledonne.it, 7 giugno 2022)

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