30 Ottobre 2008

Perché mi piace la lezione in piazza

18 studentesse e due studenti con facce concentrate sugli articoli in tedesco che riportano i fatti italiani, letture di testi in tedesco scritti da loro, scambi tra di loro e tra me e loro – tutto ciò che succede quotidianamente in un’aula universitaria. Solo che questa volta non eravamo chiuse tra le mura dell’università, ma sedute per terra sotto i portici in piazza Duomo, sotto gli occhi dei passanti.
Quando le mie studentesse e i miei studenti mi avevano chiesto di fare una lezione in piazza avevo accettato volentieri. Anch’io sono arrabbiata e preoccupata per il mio futuro e per quello dell’università.
Contrariamente alle canoniche forme di protesta come cortei e occupazioni che ho abbandonato anni fa perché a un certo punto mi si era bloccato lo slogan in gola e perché non mi ritrovavo più nella posizione reattiva dell'”essere contro”, questa nuova pratica mi è piaciuta subito: rende visibile ciò che normalmente rimane un fatto quasi “privato” dietro le porte chiuse dell’aula: la relazione tra docente e studenti, lo scambio di saperi, la produttività dello studiare insieme, l’università come pezzo del mondo, come luogo pubblico che tale deve rimanere.
Diversamente da qualcuno che ha fatto delle lezioni-comizio con un oratore col microfono e il pubblico che applaude, io ci tenevo a rendere visibile ciò che accade tutti i giorni; non mi interessava parlare alle masse (figuriamoci poi in tedesco!!).
E la gente che passava si è fermata incuriosita, c’era chi ci incoraggiava, c’era chi ci prendeva in fotografia, e c’era anche un folto gruppo di bambine e bambini, accompagnato da tre maestre, che assisteva in silenzio religioso alla lezione universitaria, socializzava poi con alcune studentesse, per salutarci infine con un caloroso “Auf Wiedersehen”.

 

Traudel Sattler

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