30 Novembre 2003

Piazze solidali, pensare e agire un mondo diverso

Laura Colombo

Dal 16 ottobre al 2 novembre 2003, a Milano, si è tenuta la manifestazione Piazze solidali: pensare e agire un mondo diverso. Insieme a Sara Gandini, Elisabetta Marano e Laura Milani, ho partecipato alla realizzazione della mostra che è stata esposta in questo spazio, a cura del Gruppo Comunicazione del Social Forum di Milano. Si tratta del gruppo che ha pensato e pubblicato, durante il Forum di Firenze del 2002, il quotidiano Social Press, e che ora gestisce il sito www.socialpress.it.


Questa esperienza, chiamata “del Tendone”, non è stata del tutto positiva. Abbiamo infatti rilevato una grande dispersione, poiché vi era un’ambivalenza di fondo: accanto a eterogenee proposte politiche di associazioni, gruppi, collettivi vi erano molti banchetti di vendita, che andavano dalle cibarie all’artigianato.
Riteniamo che la pluralità sia ricchezza, a patto che si presenti con un taglio. In altri termini, la potenziale ricchezza può dispiegarsi solo se è possibile un netto confronto tra i differenti soggetti politici, e se la posta in gioco è una sfida all’esistente.
Quello che secondo noi mancava era esattamente questo taglio. Tale carenza ha portato a uno sfilacciamento della proposta poltica, che pareva ridotta alla vendita dei prodotti equi e solidali (cosa peraltro sacrosanta), mentre l’aspetto del confronto, della sfida, è rimasto parecchio al margine. Per un movimento che ha la presunzione di aspirare a un “altro mondo” non può bastare.
Anche l’impostazione forzatamente pluralistica, quasi buonista, è, a nostro avviso, criticabile: creare un contenitore asettico, nel quale far convergere una pluralità di soggetti non ha un senso politico, se non si predispone un terreno sul quale far nascere qualcosa di nuovo. Detto altrimenti, per fare politica è essenziale uno spazio di incontro/conflitto, in cui le diverse soggettività possano mettersi in gioco. Le urgenze di altro tipo (“tecniche”, di vendita, di organizzazione), seppur rilevanti, rischiano di far perdere buone occasioni.

In ogni caso, qui vogliamo darvi la possibilità di visitare la parte della mostra che noi abbiamo curato, oppure di rivederla, nel caso siate passati nello spazio che era stato allestito dietro al Duomo di Milano (il Tendone).
Le linee guida che ci siamo date nel lavoro per la mostra, sono le seguenti:
1. BASTA MISERABILISMO: vogliamo mostrare come molte donne, anche in situazioni critiche, sappiano trasformare la sofferenza in lotta.
2. IMPARARE DALLA POLITICA DELLE DONNE: per spingere a una lotta rinnovata crediamo che ci sia molto da imparare dalla politica delle donne (da parte di donne e uomini).
3. IL CONFLITTO TRA I SESSI NEL MOVIMENTO: le pratiche politiche peculiari del movimento di movimenti sono mutuate dalla politica delle donne. Tuttavia ai vertici ci sono quasi tutti uomini, e negli scontri di piazza ci sono prevalentemente uomini.

 

Vi sono moltissime situazioni di guerra, di povertà, di deprivazione, che le donne affrontano con amore e creatività. Quindi il primo punto, più che una cosa da imparare, diventa un saper guardare in un modo differente là dove queste cose succedono, premessa indispensabile per poter mettersi in ascolto dell’altro e guadagnare sapere politico per sé.
Guardando con occhi differenti a quello che le donne riescono a fare, non si vedono più solo donne misere, sfruttate, più deboli dei deboli, anche se il contesto sociale, politico e culturale resta tremendo. Il fatto che le donne sappiano trovare forme di lotta inedite, punti di vista differenti, parole che sanno mostrare paesaggi imprevisti, rende possibile il cambiamento anche all’interno di queste situazioni.
Così abbiamo fatto spazio alle parole di Hebe de Bonafini, Vandana Shiva, Amira Hass, Liana Badr, Odile Sankara: donne grandi, dalle quali si può imparare.
Il terzo punto apparentemente rimane a sé, ma invece no. Infatti, le forme della politica degli uomini spesso aderiscono alla logica della forza, della contrapposizione, portano avanti una forma di colonizzazione di impronta occidentale. Anche nel movimento vi è un’irriducibile differenza, che però fatica a esprimersi: vi è un conflitto tra i sessi che stenta a rendersi esplicito. L’ultimo scritto che presentiamo tenta il difficile passo di una messa in parola di tale conflitto.

 

SCARICA IL FILE DELLA MOSTRA (archivio zip di 369k – contirnr 2 vognette di Pat Carra)
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