Anche se “ l’open day” del 4 maggio è stato annullato, noi cittadine e cittadini di Vicenza, che nel corso di questi anni abbiamo manifestato la nostra OPPOSIZIONE alla costruzione di una nuova base di guerra, continuiamo a dire il nostro NO alla base partecipando oggi, con le bandiere della pace listate a lutto, alla celebrazione del 25 aprile, per denunciare come a Vicenza e in altre regioni d’Italia, gli statunitensi, che nel 25 aprile del 1945 sono entrati nelle nostre città a fianco dei partigiani e degli alleati, siano progressivamente diventati degli occupanti e come parti significative del territorio della Repubblica vengano sottratte alla sovranità della cittadinanza e acquisite come fossero delle colonie.
Continueremo
a denunciare ogni forma di complicità con le guerre in corso, a manifestare contro ogni tipo di militarizzazione del territorio, a lottare per una città libera dalle basi di guerra, per l’affermazione di una città di pace.
Vogliamo continuare a denunciare con forza
che la costruzione della base statunitense ha sottratto a Vicenza l’ultimo spazio verde, senza che siano state rispettate le direttive europee sui referendum e senza che sia stata attuata la valutazione di impatto ambientale obbligatoria per attuare progetti così invasivi: 700.000 metri quadrati con un edificato pari a 800.000 metri cubi di cemento che ha prodotto una gravissima lesione all’equilibrio idrogeologico della zona.
Vogliamo dire ai militari americani
di esaminare la documentazione relativa all’occlusione e alla distruzione del sistema di drenaggio che dal 1929 permetteva il deflusso delle acque piovane dell’area del Dal Molin e dei territori circostanti; di osservare come, a seguito dei lavori per la costruzione della nuova base militare si siano formati degli acquitrini all’interno dell’area adiacente alla base, divenuta ora un “parco acquatico”; di consultare le famiglie dei residenti che ad ogni temporale devono attivare le pompe per evitare allagamenti di abitazioni che non avevano avuto mai problemi prima che si aprissero i cantieri.
Vogliamo ribadire
che non sono state fornite spiegazioni ai quesiti che a seguito di queste criticità sono stati posti da più parti, comprese le istituzioni.
Vogliamo smascherare
il regime di servitù militare, un vero e proprio regime di occupazione del territorio e una limitazione della cittadinanza, tanto più offensiva quanto più si pretende che venga considerato una risorsa e un’opportunità.
Beati i costruttori di Pace Coordinamento dei Comitati Cristiani per la Pace
Donne in rete per la Pace Gruppo Emergency di Vicenza Famiglie per la Pace
Femminile plurale Gruppo donne del Presidio “No Dal Molin”
MIR/IFOR Movimento Internazionale della Riconciliazione Movimento Nonviolento
Presidio Permanente “No Dal Molin” Sinistra Ecologia e libertà USB
Vicenza Libera “No Dal Molin” Forum per la Pace di Monticello Conte Otto