La rete delle Città Vicine
Le donne e gli uomini della rete delle Città Vicine esprimono la loro sofferenza dinnanzi alla morte dei sei militari italiani avvenuta a Kabul, ennesimo scempio di giovani vite di uomini, prevalentemente del Sud, che spesso scelgono la carriera militare per sfuggire alla disoccupazione e all’insignificanza del senso del maschile in questo preciso momento storico.
Soffriamo anche per lo spreco di vite umane degli abitanti di un paese come l’Afghanistan e di una città martoriata come Kabul dove donne, uomini e bambini coinvolti in un disastro bellico che si mostra estraneo e indifferente al trascorrere quieto dei giorni normali, perdono la vita in modo cruento.
Rifiutiamo in quanto donne e uomini che da decenni elaborano e praticano pensieri e pratiche di pace, le logiche che impongono linguaggi, commerci, azioni virili e guerrafondai con la scusa di voler esportare democrazia e civiltà che, sappiamo bene, si costruiscono con le mediazioni e le relazioni umane laddove esiste una volontà sincera di collaborazione e comunicazione con l’altro.
Se il sindaco Alemanno invita i romani ad esporre, il giorno dei funerali dei sei militari uccisi, ai balconi e alle finestre il tricolore italiano, noi, della rete delle Città Vicine, sicure/i del coro di donne e di uomini che si unirà alla nostra proposta invitiamo le/gli abitanti di tutte le città d’Italia ad esporre invece ai balconi e alle finestre la bandiera della pace per dire che ogni vita umana ha un senso e nella direzione di un agire amorevole, di comprensione e ascolto delle altre e degli altri.