8 Luglio 2006
il manifesto

Una campagna per spezzare il silenzio

Geraldina Colotti
«Chiediamo l’intervento delle Nazioni unite nei territori occupati», dice la scrittrice palestinese Suad Amyr, nativa di Ramallah, conosciuta in Italia per il romanzo «Sharon e mia suocera». Suad è intervenuta ieri a Piazza Farnese nella serata di solidarietà con la Palestina ridotta allo stremo. Il primo atto pubblico di una campagna europea che prevede il sostegno concreto alla popolazione sotto assedio, mediante una raccolta di fondi che verrà consegnata direttamente agli abitanti. Un’idea che ha preso corpo nei mesi scorsi per far fronte all’emergenza umanitaria dovuta al taglio dei fondi deciso dall’Unione europea, e che adesso assume carattere d’urgenza. Fra i progetti previsti, l’acquisto di un generatore per l’ospedale, sostegno all’agricoltura, acquisto di materiali per la scuola.
«Il cartello di associazioni, sindacati ed esponenti politici che appoggia la campagna ha un obiettivo prevalentemente pratico: aiutare la popolazione. Ma essenziale è anche un’informazione corretta sull’occupazione in Palestina», dice Simonetta Cossu di Liberazione, che ha promosso la campagna insieme al manifesto, Left, Carta, La Rinascita. «E non si tratta solo di una questione umanitaria – afferma l’europarlamentare Luisa Morgantini – dobbiamo aiutare i palestinesi a essere liberi di decidere, fermando l’occupazione militare. Non si può stilare ogni giorno la lista dei morti. Ci vuole una forza di interposizione internazionale».
«Il governo di Hamas – dice ancora Suad Amyr – ha costituito un arretramento per la libertà delle donne e per la laicità – ma è stato il prodotto di un’elezione democratica. E poi perché punire un intero popolo per il rapimento di un solo soldato? I nostri morti contano dunque così poco?». A Piazza Farnese, c’erano anche i 7 giovani calciatori di Gaza che, venuti in Italia per partecipare al torneo Altrimondiali, ora non possono più tornare a casa. Revoca dell’embargo e sanzioni contro Israele – sia ad opera dei governi europei o mediante il boicottaggio dei prodotti da parte della società civile – è stata anche la richiesta dell’International solidarity mouvement, che ha manifestato ieri in un sit-in davanti a Palazzo Chigi.
E a Torino, sit-in in Piazza Castello, promosso da un cartello di associazioni umanitarie: «a Gaza, migliaia di malati cronici sono in imminente rischio di morte per la mancanza di cure causata dall’embargo israeliano, statunitense ed europeo», diceva il comunicato degli organizzatori. Identica richiesta alla comunità internazionale: «Fermiamo la mano di Israele».

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