31 Maggio 2006
il manifesto

Relazioni pericolose tra le mura domestiche

La violenza sulle donne per mano di partner o di ex. Un libro di Ann Baldry per Franco Angeli
Valeria Muccifora

Ogni anno in Italia centinaia di migliaia di donne (verosimilmente una su cinque, ma un’indagine Istat in corso fornirà le cifre esatte a partire forse già dalla fine dell’anno) subiscono un qualche tipo di violenza domestica, cioè agìta dalla mano di un partner o di un ex: psicologica, fisica, economica, sessuale (più di una su tre) o – ed è la variante emergente – di tipo persecutorio, stalking). Molte riportano lesioni gravi o gravissime. Una ogni novantasei ore viene uccisa. In genere le cronache applicano agli uxoricidi lo schema del delitto passionale, commesso durante un raptus o una temporanea follia assassina. In questo modo però si perpetuano due gravi malintesi: che si tratti di uccisioni inevitabili perché impossibili da prevedere e, in quanto tragedie «familiari», che esse restino un fatto privato slegato da un contesto sociale più ampio, che invece ha le sue responsabilità. In realtà – come afferma Anna Baldry, psicologa e criminologa, autrice di Dai maltrattamenti all’omicidio (Franco Angeli, pp. 189, Euro 20) – «è raro che vi siano casi di uxoricidio non preceduti da minacce, aggressioni fisiche e/o sessuali». Per la maggior parte dunque gli omicidi sono «annunciati»: le vittime, prima di essere uccise, erano state perseguitate, assalite, terrorizzate, stuprate. Alcune di loro avevano chiesto aiuto, rivolgendosi ai servizi sociali, alle forze dell’ordine o ai centri antiviolenza. Una via crucis dolorosa e umiliante segnata da stazioni individuabili, che si succedono quasi sempre secondo il medesimo, riconoscibile, modello ciclico, quasi mai – come dicono le statistiche – destinato a interrompersi da sé; ma sul quale – diversamente da quanto accade nella aleatorietà del raptus – è possibile intervenire preventivamente. Una tempestiva valutazione dei fattori di rischio presenti all’interno della (ex) coppia (individuati vagliando metodicamente le caratteristiche del partner violento e della vittima nonché il tipo di relazione e di contesto socio-familiare), potrebbe infatti contribuire a salvare alcune vite. Nel suo libro, Baldry promuove e illustra la procedura di valutazione del rischio denominata Sara (Spousal Assault Risk Assessment), messa a punto in Canada nel ’95 e in fase di sperimentazione in Italia. Nessuna sorpresa se tra i fattori ritenuti «sensibili» ci sono anche le convinzioni nutrite da alcuni partner violenti nei confronti dei «rapporti interpersonali uomo-donna» e verso «i ruoli all’interno della famiglia»: convinzioni fondate su «stereotipi non rispettosi del ruolo e della funzione altrui.»

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