1 Novembre 2005
il manifesto

Ricerca – a tentoni – di un linguaggio

Una bella manifestazione

Quella della settimana scorsa è stata forse la bella manifestazione sulla scuola a cui io abbia partecipato. Non tanto sotto il profilo del divertimento (anche se non è certo mancato) ma per la quantità di cose che sono accadute. Cose che mi hanno fatto pensare per tutte le 4 ore di treno al ritorno da Roma verso Bologna. Mi ha colpito l’omogeneità del corteo. Non eravamo né no-global, né giottini, né disobbedienti. Eravamo studenti. Studenti dai licei fino ai ricercatori passando per gli universitari e qualche sparuto professore. Eravamo come i metalmeccanici che scendono in piazza contro l’abrogazione dell’articolo 18; non siamo andati a Roma per la pace, la giustizia o altri ideali tanto giusti quanto, purtroppo, difficili da raggiungere. Eravamo lì per qualcosa che ci toccava in prima persona e andava a incidere sul nostro «lavoro». E studiare è un lavoro, anche se molti parlamentari non la pensano così e davanti alla nostra protesta hanno urlato: «Andate a lavorare!». Senza parole. Mi ha colpito lo spiegamento di forze messo in campo contro di noi. Come se fossimo una minaccia. Minaccia per chi? Come si può pensare che una manifestazione di studenti possa essere una minaccia per lo stato. Capisco che Genova sia un fantasma che continua ad aleggiare. Ma siamo seri. La manifestazione di Genova e di Roma non hanno niente in comune. Mi sembra chiaro e banale. Ma ormai è tendenza a fare di ogni manifestazione una possibile Genova. E quei poveri carabinieri. Sotto il sole romano in tenuta anti sommossa immobili a proteggere chi? Il parlamentare che alza le mani su un ragazzo perché ci rifiutavamo di farli passare (noi non possiamo passare? perfetto, allora nessuno passa) verso Montecitorio. Abbiamo cercato il dialogo con loro, abbiamo cercato di far capire loro che non siamo una minaccia. Sono molto più pericolosi quei parlamentari che si presentano in senato alle 15 per votare una cosa che a me cambia la vita ed è lo stesso che vota l’aumento salariale per sé e poi manda i carabinieri in giro per il mondo a difendere la democrazia. Quanto prende un carabiniere al mese? Chi rischia di più la vita quotidianamente? Ma sono dannatamente ben addestrati a non pensare. Anche la proposta di farci scortare fino sotto la Camera oppure di perquisirci e poi farci passare sono stati fallimentari. E per quanto riguarda le cariche come si può alzare un manganello su una ragazza alta 1,68? Quanto può fare male a lei e quanto ne può fare lei a chi quel manganello brandisce?

Per non parlare del dito medio della ministra Prestigiacomo, del gelato rifiutato e finito sciolto tra gli anfibi o dell’invito di La Russa a caricarci solo per qualche coro irriverente. Coro contro manganello. Che tristezza.

Per fortuna ci sono stati parlamentari più umani che o ci hanno ignorato o chi con un sorriso capiva che era inutile forzare la mano e provava a passare da un’altra parte fino ad arrivare a uno che addirittura si è seduto con noi chiedendo perché eravamo lì. Di una semplicità e genialità così imbarazzante che si è scatenando un applauso a furor di popolo! Ma purtroppo il ddl è passato. Ma non tutto è perduto. Quello che abbiamo fatto magari non servirà a noi e non ne vedremo il beneficio ma è stato importante lo stesso. Se mia sorella è riuscita occupare il liceo Galvani, ed erano 35 anni che non succedeva, è stato anche merito dei nostri fallimenti di occupazione di 4-5-6 anni fa. Un mio fallimento che ha permesso a mia sorella (anche lei a Roma) di partire leggermente in vantaggio rispetto a me e di riuscire. In quest’ottica non esiste sconfitta e nessuna manifestazione è inutile. Grazie.
Michele Boncompagni

 


Studenti che passione

 

Io c’ero il 25 ottobre alla manifestazione. Io studentessa di biologia del terzo anno, piena di passione per quello che studio ero lì a manifestare e a sperare di cambiare qualcosa. Ancora adesso nonostante tutto ho tanta speranza dentro di me, portata avanti perché questa è la scelta della mia vita. Tanti ragazzi di scienze, quasi tutti erano lì per lo stesso motivo. Ma chissà perché non erano in testa al corteo (come si era deciso all’assemblea…). Ho visto cose che non mi sono piaciute. Ho visto ragazzi esaltati lanciare fumogeni senza motivo alla polizia e incitare alla violenza. E poi i poliziotti, alcuni, hanno caricato senza senso. Io non ero lì per vedere questo, io ero lì come studentessa, non come studentessa di sinistra, né come disobbediente o incappucciato, ma come studentessa e basta. Questa protesta è qualcosa di più di una protesta politica, è tutta la passione che noi studenti, scienziati, ricercatori e professori non possiamo esprimere, è tutta la vita che non possiamo vivere qui.
Ilaria

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