16 Dicembre 2007

«Sancita la distanza tra piazza e palazzo»

Olol Jackson, del Presidio No Dal Molin, è raggiante. «E’ andata benissimo», dice anche se ha appena finito una faticosa trattativa con Trenitalia che aveva bloccato i manifestanti in stazione. «L’ennesima dimostrazione – dice Jackson – di come sia incredibilmente difficile ormai muoversi per andare a manifestare». Al presidio permanente è cominciata la festa del dopo manifestazione. Jackson è tra le anime del movimento contro il Dal Molin. Consigliere comunale a Vicenza per i verdi si è autosospeso, ormai un anno fa, proprio sulla questione della costruzione della nuova base Usa. Lui che è per metà americano. Suo padre un veterano della guerra del Vietnam. «Purtroppo – spiega – gli effetti della guerra li ho vissuti sulla mia pelle, nella mia famiglia».

 

Un’altra giornata importante per il movimento contro il Dal Molin. Un’altra tappa nella battaglia contro la nuova base.
E’ stata una giornata straordinaria. Nonostante il boicottaggio totale dell’informazione nazionale e nonostante le difficoltà per raggiungere e come abbiamo visto anche per lasciare la città, la risposta della gente è stata incredibile. Ottantamila persone. Un successo straordinario, un dato che deve far riflettere e che dimostra che questa lotta è sentita non solo qui a Vicenza ma ovunque. Abbiamo sconfitto il silenzio che ha circondato questa manifestazione. Il silenzio come strategia, nella speranza di scoraggiare la gente a partecipare. Ma per fortuna non ha funzionato.

 

A riflettere dovrà essere chi c’era ma forse soprattutto chi non c’era…
Questa è stata una grande giornata. Una mobilitazione incredibile. Migliaia e migliaia di persone che hanno voluto sfilare in questa città. Tantissimi i vicentini. Alla faccia di chi diceva che la città era assente e che non è coinvolta in questa battaglia. Ottantamila persone, invece, sono scese in piazza senza l’organizzazione dei partiti e delle organizzazioni, arrivati da tutta Italia. Per quanti, e in queste settimane sono stati tanti, dicevano che il movimento no Dal Molin ormai era finito, ecco la risposta. Non poteva essere migliore.

 

La città è stata molto presente.
C’è stato qualcosa di straordinario. Siamo di fronte a un grande dato di movimento e francamente credo di poter dire di non aver sentito il peso dell’assenza di quanti non hanno voluto essere al fianco del movimento. Della gente. Un’assenza che conferma la distanza sempre più ampia che c’è tra la società civile, i movimenti e le istituzioni. Del resto lo si era già visto in precedenza. Credo che questa manifestazione abbia sancito ulteriormente quanto già era stato sancito a Genova il 17 novembre scorso e quindi a Roma nella manifestazione autorganizzata delle donne.

 

E adesso?
Per essere sincero credo che ci prenderemo dieci minuti di respiro. Ma davvero solo dieci. Perché adesso di tratterà di verificare come ripartire. Questa manifestazione ha segnato un nuovo punto di partenza. Una nuova tappa nella lotta contro la costruzione della base americana ma anche un nuovo inizio. Discuteremo insieme come sempre abbiamo fatto di come ripartire. La determinazione della città c’è. Quella del movimento più in generale anche.


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