26 Gennaio 2007

Seminario del 26 gennaio 2007: ascoltare, curare, tutelare uomini

Marisa Guarneri

La casa delle donne maltrattate di Milano fin dal 1986 ha messo al centro del suo impegno la relazione con le donne in disagio, elaborando una metodologia specifica di aiuto – la metodologia dell’accoglienza – che ha poi cercato di trasmettere a tutti i centri antiviolenza sorti in Italia successivamente.

 

Al centro di questa trasposizione dalla pratica politica della differenza allo specifico della relazione con donne in disagio sta la relazione fra chi dà aiuto e chi riceve aiuto. Una relazione che e’ prima di tutto scelta politica e poi contenuti tecnici (empatia, progettualita’, problem solving, orientamento competenza sull’utilizzo delle risorse personali della donna e della rete di riferimento, ecc.)

 

A questo va aggiunta una risorsa in piu’: essere luogo politico delle donne che ha approfondito la conoscenza della violenza contro le donne come fenomeno, sociologico che non trova spiegazione convincente se non si arriva al nodo della questione che e’ la relazione uomo – donna.

 

Questo dibattito ha avuto come soggetti prima di tutto donne. Donne che agiscono, donne che sostengono, donne che sono vittime di violenza, donne che progettano metodi per uscire dalla violenza.

 

Gli uomini fino a oggi sono stati solo gli uomini maltrattanti, abusanti oppure gli uomini della giustizia che puniscono educatori, assistenti sociali, psicologi che aiutano…. Insomma…. Uomini del settore…!

 

Oggi finalmente gruppi di uomini che da anni riflettono sulla propria differenza di genere hanno preso parola, contro la violenza di altri uomini contro le donne e sulle donne, a partire da se’, da soggetti responsabili che non accettano piu’
l’equivalenza sessualita’- aggressivita’ come condizione immutabile per essere uomini.

 

Questi uomini ci sono d’aiuto, ma ci pongono anche domande e problemi. Perche’ una nuova pratica politica degli uomini interroga la nostra pratica politica fuori dagli stereotipi. E ci costringe ad uscire dalle semplificazioni, pur senza mettere in discussione il rifiuto totale della violenza.

 

I concetti che ci costringe ad affrontare sono quelli della vittima e dell’aggressore e delle dinamiche fra loro.

 

Riteniamo non sia piu’ attuale costruire progetti efficaci, azioni di contrasto – come si dice – contro la violenza senza tenere conto della differenza maschile: vorremmo entrare nel merito “delle zone grigie”, dove la violenza ancora non si esprime o si esprime in modo contradditorio, coinvolgendo pero’ donne e bambini. Intervenire a questo punto puo’ evitare drammatizzazioni della violenza e avviare percorsi di presa di coscienza, su questo quale e’ oggi lo stato del ns percorso?

 

Questo vuol dire che ce ne dobbiamo occupare dal punto di vista psicologico, legale, di ascolto diretto? prevenire, ma anche recuperare ad una vita senza violenza? E in quali ambiti?

 

Ci siamo gia’ trovate ad analizzate nell’iter della legge sull’affido condiviso la reale sofferenza dei padri ed anche la strumentalizzazione politica da parte di altri uomini di questa vera sofferenza. Abbiamo cercato di comprendere e decodificare questo portato emotivo con l’ausilio di un dibattito con un gruppo di uomini – padri gia’ separati e non – che ci hanno portato il loro sentire. Ci hanno sorpreso ed anche meravigliato in alcuni casi per la loro diversita’ soggettiva.

 

In che modo fare questo passo avanti poltiico e simbolico, che ormai si fa urgente?
Da sole, in affiancamento con uomini competenti o affidando queste nuove azioni ad uomini da noi formati? poniamo questa domanda a tutti i centri antiviolenza e anche oltre poiche’ si tratta di scelte politiche complessive.

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