3 Marzo 2014
eredibibliotecadonne.wordpress.com

Se in libreria salta il tappo. ..le storie delle donne alla prova della storia vivente.

di Gabriella Freccero

Ci sembrava opportuno presentare la pratica della storia vivente a Savona, poiché siamo in relazione fin dagli inizi con Marirì Martinengo che ne è l’inventrice, e perché Giovanna che fa parte delle Eredi è anche componente della Comunità di Storia Vivente di Milano.
Non  sapevamo cosa aspettarci da questo incontro, che poteva essere considerato troppo tecnico o specialistico; abbiamo investito molto nei contatti personali per la  comunicazione dell’evento e scommesso che avrebbe suscitato interesse.
E così è stato, anzi la soddisfazione per l’incontro è andato oltre ogni nostra aspettativa, per merito senz’altro delle nostre ospiti che hanno saputo presentare il loro lavoro con passione e chiarezza tali che ciascuna donna presente – questa è stata l’impressione – si è sentita chiamata in prima persona a confrontarsi con l’idea che , per citare Marirì “c è’ una storia vivente annidata in ciascuna di noi”.
E’una affermazione che assume implicazioni molteplici, poiché il ritenere che ogni singola vita sia di per sè già un documento storico scardina il perno fondamentale della disciplina, che si preoccupa di distinguere nettamente il soggetto che svolge l’indagine dai dati oggettivi che vengono vagliati e messi in ordine.
Qualche insegnante intervenendo si è infatti chiesta che implicazioni nascano dal fare di sè documento  e quale compatibilità ci sia con la storia tradizionale. Le storiche hanno chiarito che non considerano la storia vivente come alternativa e soprattuto esaustiva del fare storia, e loro stesse praticano altri generi, dalla storia personale a quella tradizionale; è piuttosto lo sguardo ad essersi modificato dopo aver ricercato sul proprio sè storico.
Ma fare storia vivente è anche e soprattutto portare alla luce un nodo irrisolto dentro di sè, sentire che qualcosa fa ostacolo nella propria storia e viene relegato nel non detto e non intepretato; a questa esperienza, invece di essere derubricata come problema personale,  viene chiesto di venire alla luce e di essere espressa con parole alle altre donne .Questo gesto in qualche modo ripara qualcosa che era incrinato nell’ordine simbolico e propizia uno sguardo diverso nel fare storia ,che tenga conto dello spessore delle singole vite, non più viste come di ingombro all’interpretazione dei fatti ma come fontana vivente e inesauribile cornucopia di doni per la ricerca storica.
Questa riparazione del tessuto personale consente di vedere con occhi nuovi  che quelle che Virginia Woolf chiamava le “vite infinitamente oscure” delle donne sono tali solo ad uno sguardo abituato a considerare storia solo guerre trattati e schieramenti politici.
Proprio il nominare l’inciampo nelle loro vite che le storiche hanno condiviso (Marirì l’occultamento della nonna, Laura l’esperienza dello sradicamento violento dalla civiltà contadina, la povertà munifica della madre di Luciana, la preferenza della maestra per Marina) ha dato – per così dire-  la stura agli interventi della serata che si sono susseguiti senza soluzione nel nominare esperienze simili; in essi è tornato più volte il richiamo all’ostacolo creatosi per non avere ritenuto veritiera nell’infanzia la parola della madre  (esperienza molto comune di disordine storico-personale che anche Luciana nel suo saggio sulla rivista ricorda); ma anche ostacoli di mentalità corrente, come considerare tutte le donne dell’antichità incolte per una donna che fa indagine storica sul medioevo savonese  e si accorge leggendo le fonti che le donne leggevano e scrivevano, anche quelle di estrazione popolare; una donna ha nominato l’ostacolo di avere avuto genitori anziani figli a loro volta di genitori anziani, cosa che ha determinato come nella sua vita vigessero tempi storici distonici rispetto ai tempi correnti e che può essere visto come problema tipo del nostro tempo, in cui gli intervalli fra le generazioni si allargano via via di più.
Si è fatto tardi e ce ne siamo andate perché la libreria doveva chiudere, con la sensazione che avremmo potuto e voluto ancora continuare e speriamo di farlo con l’aiuto di tutte quelle che vorranno.
(eredibibliotecadonne.wordpress.com, 3/3/2014)

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