Esistono ancora enormi disuguaglianze ma le categorie sociali non esistono più’ ‘Le reazioni delle musulmane sono molto simili a quelle delle occidentali’
Gianni Valentino
Le donne del terzo millennio. Le loro rivincite, le emozioni, il conflitto di genere con gli uomini che hanno accanto. Tre dei tanti binari lungo i quali corre “Il mondo delle donne”, la nuova ricerca dello scrittore e sociologo Alain Touraine (alla quale hanno collaborato due dottorande francesi, una coreana e l’ altra araba), circoscritta al territorio francese e presentata ieri pomeriggio in un incontro per la rassegna “Donne di marzo”, a Palazzo Armieri, ospite dell’ assessorato regionale alle Pari Opportunità. Nel titolo, lo studioso riassume ogni sfumatura della femminilità moderna ma ci tiene a spiegare che la sorgente della sua indagine rimane la soggettività: «Specialmente nel mondo occidentale esistono ancora enormi disuguaglianze ma per ragionare delle donne, oggi, bisogna partire dai singoli casi. Tuttavia ci sono tratti comuni». E ne elenca qualcuno. «Dopo le azioni femministe nate in seguito al ’68», dice Touraine, «dove regnava una frase scioccante come “Un figlio. Quando voglio, se voglio”, e in cui però si sono ottenute tante vittorie come la legge sull’ aborto, adesso parlare di donne è diventato complicato. è tutto ridotto in frammenti perché è diverso il clima mondiale. Si percepisce un indebolimento di quell’ atteggiamento militante, che è conseguenza di una fase di arretramento generale in cui i ruoli femminili sono sempre più lontani dal potere. Per tre anni ho diretto un seminario a Parigi – continua il sociologo – poi a New York. A un certo punto ho sentito di non poterne più di analizzare la donna dal punto di vista della “vittima”, vuoi per via delle violenze che è costretta a subire o anche per le disparità cui è sottoposta nelle selezioni professionali. Ho smesso di studiare e ho iniziato a fare interviste in giro, dedicando anche uno dei capitoli del libro alle donne musulmane immigrate, e scoprendo felicemente che queste non cercano affatto uno scontro culturale con le donne europee, quanto una fiera convivenza. Dalle decine di conversazioni è emerso che le donne che ho incontrato a differenza degli uomini – dei quali parlano molto poco perché preferiscono preoccuparsi della maternità – si ritengono capaci tutte di “fare due cose” contemporaneamente: mantenere un ruolo privato all’ interno della famiglia e affiancare a questo una missione pubblica. E nessuna di esse, dalla cassiera alla manager, ha detto di sentirsi vittima. Insomma, sanno di poter essere corpo e mente». Una rivelazione alla quale Touraine oppone una nuova prospettiva: «Tutto ciò dimostra che le categorie sociali quasi non valgono più. Io che in passato ho avuto il culto della lotta di classe e del progresso, per un attimo ero tentato perfino dall’ intitolare questo volume “Antisociologia”, ma sarei stato sicuramente frainteso. Una volta – aggiunge – il mondo veniva osservato con gli studi della scuola di Francoforte, poi con quelli del post-modernismo. Oggi sento di poter dire che l’ unica categoria è quella dell’ individuo, che sa resistere anche all’ ingerenza dello Stato. Certo, è una situazione che a qualcuno provoca un po’ di confusione, ma la trasformazione non può essere arrestata».