1 Luglio 2006
il manifesto

“Una rivoluzione per il welfare”

Il presidente della Puglia Nichi Vendola: cambiata la concezione liberista della famiglia. Diritti estesi a tutti
Antonio Massari

“Abbiamo cambiato la concezione dello stato sociale”. Il presidente pugliese Nichi Vendola ieri ha portato a casa la legge più discussa del suo mandato presidenziale: quella sui servizi sociali. Una vera battaglia, con l’opposizione armata di oltre 7000 emendamenti.
Ventiquattrore di dibattito solo per approvare il primo emendamento. Avreste dovuto discutere per almeno venti giorni ancora. L’opposizione vi ha fatto paura?
Ho deciso che era necessaria una mediazione, sono stato sostenuto dalla mia maggioranza e l’ho portata fino in fondo.
Ma avendo la maggioranza alle spalle non t’è costato dover mediare a tutti i costi? Oppure qualcuno remava contro?
Siamo stati compatti dall’inizio alla fine. E mediare non m’è costato. Piuttosto, prendere sul serio le posizioni degli altri, costringerli a uscire dai fortini ideologici per misurarsi con la carne viva della società, su un terreno sgombro dai veleni, dagli insulti iniziali, questo per me è un risultato politico importante. E’ una mediazione che ho voluto fino in fondo.
A quale prezzo?
Abbiamo salvato i principi della legge. Questo è l’importante: l’estensione dei diritti ha una ricaduta sociale effettiva.
Un esempio?
Le politiche abitative: ora non ci sono vincoli di discriminazione per nessuno. Una coppia di fatto può chiedere e ottenere incentivi per la prima casa, per avere alloggio nelle case popolari.
Anche una coppia gay?
Certo. Se è una coppia portatrice di diritti perché dovremmo escluderla? Ma questo vale anche per la nipote che vive con la nonna.
Un altro esempio.
Abbiamo cancellato la “monetizzazione” delle nascite. La vecchia legge diceva: ti pago se non abortisci. Era un’offesa alla dignità delle donne. E’ cambiata la concezione di stato sociale: non abbiamo guardato alle persone come se fossero dei problemi, ma come se fossero risorse. Dinanzi a un diversamente abile non ci siamo posti in una logica di mera tutela. Ci siamo detti: diamo un valore reale alla sua diversa abilità. I migranti non sono un problema, tanto meno di ordine pubblico, ma soggetti che portano ricchezza culturale nel nostro territorio. E questo vale anche per la tutela dei detenuti o dei minori a rischio. E’ un cambio di filosofia.
Ma la mediazione in cosa s’è concretizzata?
Il dibattito s’è incentrato sull’estensione dei servizi alle coppie di fatto: c’era un’opposizione viscerale da parte del centrodestra e della gerarchia ecclesiastica. Credevano che volessimo minare la famiglia. La loro era un’apologia acritica della famiglia. Decadeva nel puro familismo. E io credo che il familismo abbia una molteplicità di varianti amorali: da quello mafioso a quello fondato sulla soggezione violenta della moglie, a una sorta di diritto di proprietà sui figli. Ho puntato l’attenzione sulla realtà: la famiglia in carne e ossa è stata scorticata viva dalle politiche liberiste e dalla desertificazione dei servizi sociali. Nella prospettiva liberista la famiglia diventa parcheggio, ammortizzatore sociale.
Questi erano i presupposti: e la mediazione?
Siamo andati a cercare la verità nelle posizioni dei nostri avversari.
E quale era?
Temevano la commistione nella forma giuridica. Io dico: la famiglia fondata sul matrimonio è una “coppia di patto”. Ma ci sono anche le coppie di fatto. E hanno diritti anche quelle. La mediazione sta nel tenere distinti i due terreni. Il centrodestra aveva minacciato di raccogliere firme per un referendum. Avrebbe generalizzato, in una dubbia campagna politico-culturale, un argomento così delicato. Io invece ho offerto un confronto sul merito.
E come?
La Cdl chiedeva di preservare la legge sulla famiglia firmata dall’ex presidente, Raffaele Fitto. In cambio della fine dell’ostruzionismo abbiamo offerto di conservare solo i primi due articoli, quelli di principio, a tutela della famiglia. D’altronde non volevamo attaccare la famiglia, ma estendere i diritti.
Concretamente cosa è cambiato?
Ora c’è un titolo della legge, denominato “La famiglia nei sistema dei servizi”, che raggruppa ciò che è immaginato come implementazione dei servizi nei confronti della famiglia.
Quella fondata sul matrimonio.
Esatto. Poi c’è un altro titolo, denominato “Carattere universalistico del sistema dei servizi”, nel quale facciamo riferimento agli articoli 2 e 3 della Costituzione, estendendo i servizi sociali a tutti i nuclei di persone legate da vincoli solidaristici. Si tratta di tenere un equilibrio: da un lato la famiglia come scolpita e protetta dalla Costituzione, dall’altro il principio d’uguaglianza, uno dei pilastri della nostra Carta.

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