24 Gennaio 2003
La non violenza è in cammino n° 486

Vandava Shiva: il WTO deve essere riformato

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell’ambiente e delle culture native, e’ oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Wto, come e’ noto, e’ la sigla dell’Organizzazione mondiale del commercio]

 

Se vogliamo che smetta di terrorizzare i deboli e quelli che non hanno potere per imporre l’apertura di nuovi mercati a vantaggio dei paesi ricchi e delle corporation, il Wto deve essere riformato. Oggi esso non e’ concepito per disciplinare i potenti, ne’ e’ in grado di farlo. Cio’ che serve urgentemente per portare giustizia ed equita’ nelle regole del mercato internazionale, per tutelare la sopravvivenza dei contadini del Terzo Mondo e per difendere i diritti alimentari dei poveri, e’ che si abbassino i costi di produzione e si impedisca una competizione impari con prodotti d’importazione i cui costi vengono tenuti artificialmente bassi grazie ai contributi. Sono queste le questioni che dovrebbero avere la priorita’ al prossimo “ministerial meeting” del Wto, che si terra’ a Cancun in Messico (10-14 settembre 2003). L’Uruguay Round (1994) dell’Accordo generale sul commercio e le tariffe (General Agreement on Trade and Tariffs) e’ stato fatto accettare al Terzo Mondo sulla base di una sola promessa: che i paesi ricchi avrebbero ridotto i propri contributi, abbassato le tariffe e creato delle opportunita’ di esportazione per i paesi poveri. Al meeting di Doha del novembre 2001 si e’ fatto ricorso alla stessa promessa, aggiungendo come argomentazione ulteriore la minaccia del terrorismo. Stuart Harbinson, all’epoca presidente del Consiglio generale del Wto, ha ammesso: “C’e’ in una certa misura la sensazione che gli eventi dell’11 settembre rappresentassero una minaccia al mondo e alle procedure istituzionali internazionali. E che fosse importante per le istituzioni multilaterali, non solo per il Wto, il fatto di apparire efficaci. Percio’ ritengo ci fosse una pressione particolare sulle persone perche’ conseguissero un risultato”. E’ evidente che il cosiddetto “Doha Round” non e’ stato un negoziato, ma una farsa inscenata per “apparire efficaci”. Esso e’ stato un tentativo di tenere vive le illusioni, non di regolare il mercato. Il fallimento di Seattle lo aveva reso necessario. * L’incapacita’ e la mancanza di volonta’ del Wto di regolare gli abusi del mercato da parte dei ricchi e potenti sono dimostrate chiaramente dal fatto che, dopo Doha, i contributi degli Usa e quelli europei sono in realta’ aumentati. L’amministrazione Bush ha recentemente approvato una legge sull’agricoltura che accresce i contributi agricoli negli Stati Uniti del 10%, portandoli a circa venti miliardi di dollari all’anno. In Europa, gli attuali contributi saranno mantenuti fino al 2013. Allo stesso tempo, paesi come l’India sono stati costretti ad abolire importanti restrizioni (conosciute come restrizioni quantitative, o QRs) e hanno visto i loro mercati e i loro prezzi interni crollare, mentre il mercato e’ invaso da prodotti il cui basso prezzo e’ ottenuto artificialmente mediante forti contributi. A causa di un commercio ineguale legalizzato dal Wto, le importazioni agricole dell’India sono quadruplicate, da 1,04 miliardi di dollari nel 1995 a 4,16 miliardi di dollari nel 2000. Mentre cresce il commercio mondiale che avvantaggia l’industria agro-alimentare del Nord, i coltivatori del Terzo Mondo stanno perdendo la propria capacita’ di sostentamento. Per esempio, il fatturato del caffe’ e’ salito da quaranta a settanta miliardi di dollari negli ultimi anni. Allo stesso tempo, il guadagno dei coltivatori di caffe’ e’ sceso da nove a cinque miliardi di dollari. I coltivatori indiani di cotone stanno perdendo la loro capacita’ di sostentamento in seguito a due fattori: la vendita sottocosto di cotone texano fortemente sostenuto dai contributi, e le sementi costose e inaffidabili come il cotone della Monsanto geneticamente modificato. Il vantaggio ottenuto dall’India grazie alle regole del Wto sulla liberalizzazione del mercato ha assunto la forma di suicidi tra i coltivatori e morti per fame. I doppi standard e le distorsioni del Wto sono evidenti. Ecco perche’ persino la base vagamente democratica dei negoziati di Ginevra viene ormai sostituita da “mini-ministerials”: a Sydney lo scorso novembre, a Tokyo questo febbraio. Questi piccoli incontri riservati sono perfetti per costringere, minacciare e corrompere, e l’esito che producono, qualunque esso sia, e’ un oltraggio alla trasparenza e alla democrazia. * Mentre ci prepariamo al meeting di Cancun, le questioni della democrazia, del cibo, della fame e della sopravvivenza dei coltivatori dovrebbero essere prioritarie. L’agricoltura sostenibile e la coltivazione organica – insieme a restrizioni quantitative, leggi contro la vendita sottocosto di prodotti e leggi anti-trust contro le corporation globali – sono l’unica garanzia per il sostentamento e la sicurezza alimentare nel Terzo Mondo. Eppure, mentre tutti i movimenti di coltivatori del pianeta chiedono le restrizioni quantitative, e’ in atto un tentativo concertato di sviare l’attenzione da questa questione – che imporrebbe un cambiamento nelle regole del Wto – alle questioni che invece aiutano a rafforzare il Wto. Dopo Seattle, la diversione dalle restrizioni quantitative e’ stata creata con l’argomentazione dell'”accesso al mercato”, secondo cui il Wto servirebbe a costringere i paesi sviluppati ad aprire i loro mercati ai paesi del Terzo Mondo. Ora il discorso e’ passato ai “contributi”. Il Wto, si dice adesso, serve a eliminare i contributi dei paesi ricchi. Questo e’ chiaramente falso, per una serie di ragioni:
1. Le attuali regole del Wto hanno costruito una clausola “di pace” per i paesi ricchi fino al 2005 (articolo 13 dell’Accordo sull’agricoltura – Agreement on Agriculture).
2. La stessa categorizzazione dei contributi nell’Accordo sull’agricoltura definisce la maggior parte dei contributi negli Stati Uniti e nell’Unione Europea come “tabella verde” e “tabella azzurra”. Tali categorie non sono considerate “distorcenti il mercato” e dunque non possono essere oggetto di ricorso da parte del Wto.
3. Pur essendo in corso la revisione interna dell’Accordo sull’agricoltura – cominciata nel 2001 – gli Stati Uniti hanno ulteriormente incrementato i loro contributi sull’agricoltura portandoli a 180 miliardi di dollari per i prossimi anni.
4. La recente decisione americana sugli accordi tessili dimostra chiaramente che gli Usa non si piegano al Wto quando esso va contro le lobby interne, un atteggiamento rafforzato dal nuovo ruolo militare degli Usa sin dall’11 settembre

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