* (Dal Molin è il nome di una vasta area alle porte di Vicenza, che l’aeronautica italiana ha deciso di lasciare e che il Pentagono vorrebbe trasformare, in parte o tutta, in una nuova base militare, che andrebbe ad aggiungersi alla Caserma Ederle, alla base sotterranea di Arcugnano, alla base sotterranea “Pluto” di Longare, e ad altri insediamenti di carattere logistico, aggiungendo servitù a servitù, pericolo a pericolo.)
Vicenza si oppone al progetto del Pentagono (che i nostri governanti non hanno saputo contrastare al momento giusto) con una lotta pacifica, tenace, capillare, libera da politicismi, che vede una forte presenza di donne e la partecipazione di alcuni cittadini americani. La chiamano “politica dal basso”, io la considero politica vera e propria, anzi per me e chissà quante altre/i, oggi è l’unica in cui vale la pena impegnarsi. Grazie ai vicentini e a quelli che li appoggiano, il paesaggio politico ha preso vita e si è colorato di speranza. I mass-media hanno smesso di dare notizie imprecise o false sul progetto Dal Molin. La manifestazione del 17 febbraio ha mostrato la ricchezza umana del movimento, in contrasto con gli allarmismi interessati del governo. Non sono risultati da poco. Sta capitando qualcosa di nuovo e positivo anche su un altro piano. L’argomento dei favorevoli alla base Dal Molin (“ci sarà lavoro, faremo affari, ci sarà da guadagnare per tutti”), vero o falso che sia (certi pensano che, a conti fatti, sia falso), NON HA FATTO PRESA sulla popolazione. Dunque, una moltitudine di persone pensa che non si può inseguire l’arricchimento ad ogni costo, a costo cioè di prestarsi come territorio e come popolazione ad una politica di guerre aggressive (“guerre preventive” questo vuol dire). Politica che è contraria al diritto internazionale, all’Onu, alle dottrine religiose più sante. C’è un limite agli affari, non si può dar via la civiltà, la coscienza, il territorio e mettere a rischio la vita di innumerevoli persone.
Il movimento di Vicenza si alimenta alle sorgenti autentiche della passione politica e si vede: c’è voglia di riunirsi, di mettersi in rapporto con altri, c’è fiducia reciproca, c’è la capacità di parlare e di contagiare. Ma è un’impresa umana e come tale, fragile. In questi casi, si sa, i politici di professione contano sullo spegnersi dell’entusiasmo per riprendere la loro vecchia strada: aiutiamoli a sbagliarsi di grosso e a trovare la strada giusta! Scrivo queste righe per invitare chi le legge a entrare in rapporto con donne e uomini di Vicenza e a fargli sentire che la loro lotta è anche la nostra: che a loro arrivi il nostro sostegno, che a noi arrivi il loro esempio, che si estenda e rinforzi la rete in cui circolano le idee e le energie.