1 Marzo 2004
Via Dogana n°68

Voglia di stravincere

Lia Cigarini

La relazione con gli uomini, la relazione di differenza io la penso come una relazione molto conflittuale ma non distruttiva. La pratico così e me la rappresento così. Forse però la mia è una rappresentazione ideale, perché quando poi entro in contatto con l’esperienza comune, quando come avvocata mi trovo a difendere le donne nelle cause di separazione, le vedo agire un forte senso di rivincita nei confronti dell’uomo con cui hanno vissuto. Come se avessero di fronte un nemico da distruggere.

 

Hai in mente qualche caso?

 

L.C. Quando c’è una lunga contrattazione per arrivare a una separazione consensuale o si finisce in giudizio le cose vanno quasi sempre così. Soprattutto le donne disconoscono le capacità paterne del compagno. Dicono che non sa accudire i figli, che li fa ammalare, non sa farli studiare, ecc. Io riconosco una competenza speciale alle madri, ma non penso ad un’assoluta inettitudine paterna, perché non giova a nessuna.
Più precisamente penso che nel conflitto tra madre e padre il sapere femminile debba fare qualcosa di più che rivendicare un’assoluta competenza della madre. Anche perché in questo nodo entra in gioco la libertà femminile. È libertà anche saper inventare mediazioni. Tuttavia per ora la propria libertà va seconda rispetto alla rivendicazione dell’assoluta competenza materna. Io tra responsabilità totale della madre e libertà vedo tante contraddizioni, loro no
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E sui soldi? La moglie che si separa, secondo la caricatura corrente, lotta fino all’ultimo quattrino.

 

L.C. Il problema non è qui. L’obiettivo vero è negare il partner come padre, come marito. C’è questo forte desiderio di rivincita sul maschio. Sui soldi, a parte forse quelle poche ricchissime, le donne non sono poi così agguerrite. A volte mi tocca richiamarle perché chiedano di più. La questione dei soldi la pongono soprattutto gli uomini, che cercano di dare il meno possibile o per farla pagare alla moglie che ha voluto la separazione, oppure perché per loro è una misura per sistemare le cose e i sentimenti. La lotta delle donne è soprattutto sui figli. Io sono d’accordo che vengano affidati alle donne, ma non sulla pretesa di cancellare totalmente il padre. Vogliono anche che lui sia riconosciuto come il colpevole assoluto della fine del matrimonio. Che resti agli atti. Ci sono anche i matrimoni che finiscono perché “lui non parla”. I figli sono ormai grandi, e lui passa il tempo in silenzio davanti alla tv. Le donne pensano che un matrimonio senza comunicazione sia finito. Gli uomini si difendono dicendo di aver sempre lavorato e mantenuto la famiglia e quindi di ritenersi a posto. In genere questi matrimoni finiscono civilmente però nell’assoluta incomprensione tra le parti. Qui direi proprio silenzio tra uomo e donna non tra madre e padre.

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