11 Settembre 2011
Via Dogana n.98

Una lettera di Clarice Lispector alla sorella Tania

Clarice Lispector (1920-1977), di origine russo-ebraica, autrice di alcuni capolavori e oggi considerata la punta di diamante della letteratura brasiliana, è pubblicata in italiano ma scioccamente trascurata dagli editori. Nadia Setti (Université Paris 8) e Maria Graciete Besse (Université de La Sorbonne-Paris IV) hanno organizzato intorno alla sua figura e alla sua opera un convegno internazionale che si è tenuto a Parigi dal 12 al 14 maggio 2011: Lectures lispectoriennes entre Europe et Amériques. «Género não me pega mais».

In questa affettuosa lettera – pubblicata in La vita che non si ferma. Lettere scelte 1941-1975, tr. it. di Guia Boni e Lisa Ginsburg, Archinto, 2008 – Clarice Lispector manda a ramengo la morale maschile imposta alle donne.

Berna, 6 gennaio 1948

Mio fiorellino,
ho ricevuto la tua lettera da questo strano Bucsky, datata 30 dicembre. Come sono stata contenta, sorellina mia, per certe tue frasi. Non dire però: ho scoperto che c’è ancora molto di vivo in me. Ma no, mia cara! Tu sei tutta viva! Solo hai condotto una vita irrazionale, una vita che non ti somiglia. Tania, non pensare che una persona abbia tanta forza da poter condurre una vita e continuare a essere la stessa. Persino eliminare i propri difetti può essere pericoloso – non si sa mai qual è il difetto che sostiene il nostro intero edificio. Non so come spiegarti, cara sorella, anima mia. Ma quel che intendo dire è che siamo molto preziose e solo fino a un certo punto si può desistere da noi stesse e darsi agli altri e alle circostanze. Dopo che si è perduto il rispetto di se stessi e delle proprie necessità – dopo ci si sente uno straccio. Vorrei tanto, tanto stare con te e parlare e raccontare le mie esperienze e quelle altrui. Vedresti che ci sono momenti in cui il primo dovere è realizzare qualcosa per sé. Neanche volevo raccontarti come sto ora, perché mi sembrava inutile. Volevo solo raccontarti del mio nuovo carattere, o assenza di carattere, un mese prima del mio arrivo in Brasile, per avvertirti. Ma spero che sulla nave o sull’aereo che ci farà tornare, io mi trasformi istantaneamente in quella che ero e forse non sarà neanche più necessario raccontarlo. Cara, quasi quattro anni mi hanno molto trasformata. Dal momento in cui mi sono rassegnata, ho perso tutta la vivacità e tutto l’interesse per le cose. Hai già notato come un toro castrato si trasforma in bue? Così è stato per me… per quanto pesi il duro paragone… Per adattarmi all’inadattabile, per vincere le mie ripulse e i miei sogni, mi sono dovuta tagliare gli artigli – ho tagliato in me la forza che avrebbe potuto far male agli altri e a me stessa. E così ho tagliato anche la mia forza. Spero che tu non mi veda mai così rassegnata, perché è quasi ripugnante. Spero che sulla nave che ci riporta indietro, la sola idea di rivederti e di riprendere un po’ la mia vita – che non era meravigliosa, ma era una vita – mi trasformi completamente. Mariazinha, moglie di Milton, giorni fa si è fatta molto coraggio, come lei stesa ha ammesso, e mi ha domandato: tu eri molto diversa, vero? Ha confessato che mi aveva trovata ardente e vibrante e che quando mi ha rivista si è detta: o questa calma eccessiva è un atteggiamento, oppure è tanto cambiata da sembrare quasi irriconoscibile. Un’altra persona ha detto che mi muovo con la spossatezza di una donna di cinquant’anni. Tutto questo tu non lo vedrai né sentirai, se Dio vuole. Non c’era neanche bisogno di dirtelo, allora… Ma non ho potuto impedirmi di farti vedere quel che può succedere a una persona che ha stretto patti con tutti e che ha dimenticato che il nodo vitale di ognuno deve essere rispettato. Sorellina mia, ascolta il mio consiglio, ascolta la mia richiesta: rispetta te stessa più di quanto rispetti gli altri, rispetta le tue esigenze, rispetta anche ciò che c’è di brutto in te – per l’amor di Dio, non voler fare di te una persona perfetta – non copiare un essere ideale, copia te stessa – è questo l’unico modo per vivere. Ho tanta paura che ti succeda quel che è successo a me, dato che ci assomigliamo. Giuro su Dio che se ci fosse un cielo, una persona che si è sacrificata per codardia – verrà punita e andrà all’inferno. Chissà se una vita tiepida non venga punita per il suo stesso tepore. Prendi per te ciò che ti appartiene, e ciò che ti appartiene è tutto quel che la tua vita esige. Sembra una morale amorale. Ma quel che davvero è immorale è avere desistito da te stessa. Spero in Dio che tu mi creda. Vorrei proprio che tu mi vedessi e assistessi alla mia vita in incognito – perché il solo sapere della tua presenza mi trasformerebbe e mi darebbe allegria e vita. Per te sarebbe una lezione. Vedere quel che può succedere quando si è scesi a patti con la comodità dell’anima. Abbi coraggio di trasformarti, mia cara, di fare quel che desideri – uscire nel weekend o qualunque altra cosa. Scrivimi senza preoccuparti di dire cose neutre – perché come potremmo farci del bene senza questo minimo di sincerità?
Che l’anno nuovo ti porti felicità, cara. Ti dò un abbraccio affettuosissimo, con l’enorme affetto di tua sorella
Clarice

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