di Comitato delle madri dei soldati russi
Il Comitato delle madri dei soldati, un gruppo di madri e attiviste per i diritti umani, è sorto nel 1989 a Mosca per difendere i giovani coscritti dalle violenze e dagli abusi perpetrati nell’organizzazione militare ed è stato il movimento sociale più duraturo e rispettato della Russia post-sovietica. La sua azione si è sviluppata in due direzioni: l’assistenza ai singoli soldati e la pressione per l’abolizione della coscrizione, il controllo civile sull’esercito e smilitarizzazione del sistema giudiziario1. Un primo successo fu ottenuto con il congedo di 180.000 giovani soldati perché potessero finire gli studi. >
Dalla rete
Cassazione: status di rifugiata a una vittima di tratta
di Stefania Cantatore
La sentenza 676/2022 della Cassazione ha riconosciuto lo status di rifugiata a una donna vittima di tratta (e prostituita). >
La Corte di Cassazione bandisce l’alienazione parentale dai tribunali
di Associazione Differenza Donna
Comunicato Stampa >
“Non si può più dire niente”. Anche il New York Times si è redento dalla cancel culture
di Adalgisa Marrocco
Ora è ufficiale: negli Stati Uniti esiste un problema di libertà d’espressione. Lo sancisce nientemeno che il New York Times, il giornale più importante del Paese e fra i maggiori al mondo. >
I tasti di Zelensky e quelli di Draghi
di Ida Dominijanni
Molto più prudente di quanto si potesse immaginare, molto più tirato in volto di quanto si mostrasse all’inizio dell’invasione >
Noam Chomsky: Siamo a un punto di svolta nella storia della civiltà
di C.J. Polychroniou (Truthout.org)
Noam Chomsky ha più volte dichiarato che il compito degli intellettuali non è più quello di guidare le masse, ma di aiutare le persone a decifrare la propaganda della classe politica, a individuare le strutture di potere e di dare il maggiore contributo possibile ai movimenti popolari di cui si fa parte. Anche questa intervista (in origine rilasciata per il sito statunitense Truthout.org e tradotta in italiano dal sito svizzero naufraghi.ch) va pienamente in questa direzione e offre un contributo alla comprensione delle dinamiche che hanno portato alla guerra in Ucraina. >
La storia
di Pat Carra >
Cognome materno in Formula 1
di Redazione Sport
Un uomo trova incomprensibile non portare il cognome materno. Mi sembra buon segno. E se l’uomo è un competitivissimo pilota di Formula 1 e non un tipico amico del femminismo, mi sembra che il segno sia ancora migliore. (Silvia Baratella) >