di Sara Bettoni
Premiata startup: così le abilità acquisite da mamme e papà si applicano al lavoro
Diventare mamma e papà vale come un master. «Le competenze aumentano anche del 35 per cento». E allora è importante farlo sapere e insegnare alle persone a sfruttare queste neonate capacità. È l’obiettivo di Maam, acronimo di «Maternity as a master». Un percorso di formazione digitale ideato da Riccarda Zezza che riceverà oggi il premio Donna Terziario. «Ho lavorato per 15 anni in grandi aziende — racconta l’imprenditrice — e ovunque notavo come la maternità creasse problemi. Mi mandavano ai corsi di gestione della crisi in cui si guidava un simulatore di volo. Ma io tornando da mia figlia Marta pensavo: “È con lei che imparo davvero a risolvere i veri problemi”».
Con la nascita di Luca, Zezza lascia l’ufficio e fonda il primo coworking che accoglie anche bambini. Poi con Andrea Vitullo si rimette a studiare. «Abbiamo trovato ricerche e organizzato focus group per capire cosa era cambiato nella vita delle madri-lavoratrici dopo il parto». Dai risultati emerge che il quadro delle soft skill si amplia notevolmente. Nel 2015 i due soci creano a Milano la startup Life based value e immaginano un percorso digitale da proporre alle imprese. «Si compone di 12 moduli per le donne e nove per gli uomini, da seguire in quattro o cinque mesi, il tempo di un congedo di maternità. Ma il corso è aperto a chiunque abbia bambini fino a tre anni».
La versione femminile punta ad applicare le competenze «di mamma» per lo sviluppo della rete sociale e per il potenziamento delle qualità di leadership. In quella maschile (lanciata su richiesta dei clienti otto mesi fa) il focus è l’intelligenza emotiva. «Rimane un forte pregiudizio di base. I papà, ad esempio, si vergognano a chiedere di uscire prima dal lavoro per questioni legate ai figli».
Oggi sono due mila le donne e 300 gli uomini iscritti a Maam. Nelle 30 aziende italiane che hanno acquistato il programma formativo, almeno il 50 per cento dei dipendenti genitori sfrutta l’opportunità. «E il tasso di gradimento è molto elevato — spiega Zezza —. Migliora l’abilità nella gestione del tempo e della complessità, oltre alla comunicazione».
Presto l’approdo anche sul mercato estero perché lo scopo della startup è «aiutare il mondo attraverso le donne». Intanto Riccarda, prima cavia del metodo, si è accorta della sua doppia validità. «Ho capito come essere più brava a dire di no anche a casa — racconta —, e non solo nelle questioni professionali». I figli Marta e Luca sono avvisati: sarà più dura far cambiare idea alla mamma.
(Corriere della Sera – Milano, 26 marzo 2018)