20 Febbraio 2006

Donne in Europa, carriera negata

 

Il risultato della ricerca della Organizzazione Internazionale del Lavoro di cui dà conto questo articolo, riprendendo la copertina di Newsweek di due settimane fa, non è nuovo: in Italia, le donne manager sono poche, appena il 18% del totale, contro il 45% rilevato negli USA.
Quali le ragioni di questa differenza ?
La ricerca, a quanto consta da questo articolo, sembra fare di tutte le erbe un fascio, ed è questa la cosa per noi inaccettabile, mettendo insieme peculiarità europee da mantenere (molte) e spunti americani da – forse e in parte – imitare.
E’ vero che in Italia manca la possibilità di scegliere orari flessibili e che la produttività è ancora troppo spesso legata alle ore trascorse in ufficio e tutto questo è evidentemente da cambiare.
Ma non crediamo di dover imitare le americane riguardo alla legislazione che prevede un brevissimo periodo di assenza dal lavoro in concomitanza del parto e che il part time debba NECESSARIAMENTE ostacolare la carriera.
Forse, imitando le americane, aumenterebbe un po’ il numero delle donne italiane di potere, ma non siamo sicure (anzi, pensiamo di no) che aumenterebbero libertà e felicità delle donne.
Perché non proviamo a percorrere altre strade e, ad esempio, a porci l’obiettivo di un part time che non necessariamente ci porti a posti di potere, ma che neanche significhi l’abbandono dei nostri desideri di realizzazione nel lavoro ?
La redazione.

Paola Coppola

“Newsweek”: svantaggiate rispetto alle americane, la parità resta un mito
Pur costituendo il 57 per cento della forza lavoro le europee sono escluse dai posti di comando.
La Work Foundation britannica: “Quando si sceglie chi lavora bene in base alle ore passate in ufficio, le femmine sono svantaggiate”
Anche le politiche di protezione della maternità penalizzano: i periodi trascorsi a casa stroncano i percorsi lavorativi
PAOLA COPPOLA

Care europee, se sarete fortunate avrete un lavoro, ma scordatevi di fare carriera. La stanza dei bottoni è chiusa per le donne e al di qua dell´Atlantico la parità tra i sessi resta solo un mito nelle aziende.
Se si va a toccare con mano la realtà del mondo del lavoro, i paesi europei sono un “luogo triste” per le donne che vogliono scalare i vertici. La carriera è un sogno o un´ambizione da accantonare per chi decide di avere dei figli. Le pari opportunità non esistono, o meglio esistono a parole, come argomento da discutere nelle aule dei Parlamenti o in testi di legge che contano pochi mesi di vita. Se qualcosa sta cambiando, la strada da fare è ancora lunga. Così ci vede l´America, riferisce Newsweek che questa settimana dedica la copertina della sua edizione internazionale alle donne e al mondo del lavoro in Europa, confrontandolo con gli Stati Uniti. Il settimanale pone una domanda da telequiz, che non ammette una terza scelta: “Qual è il posto migliore per le donne che aspirano a comandare?”. A: gli Stati Uniti (Risposta giusta). B: l´Europa (Riprova, sarai più fortunato).
I dati su cui si basa l´inchiesta sono quelli dello studio pubblicato dall´Ilo (International Labour Organization) che dice che negli Stati Uniti le donne nei posti di potere sono il 45%, in Gran Bretagna sono il 33%, in Francia il 30% e persino in Svezia, considerata un modello di parità, solo il 29%. In Italia le donne manager sono proprio poche, appena il 18%.
Se questo accade, non è perché le europee stiano di più a casa: come forza lavoro pesano quasi quanto le americane (57% contro 65%). Né perché sono meno preparate degli uomini: nella maggior parte dei paesi hanno gli stessi titoli di studio.
Il problema vero – dice Newsweek – è che l´Europa non sa sfruttare il potenziale delle “sue” donne: queste possono avere un lavoro, ma poi non crescono. Il “tappo” del sistema-Europa confina molte donne nel settore pubblico o in impieghi collegati al governo. Poche di loro si distinguono invece nel settore privato, quello più competitivo e dove gli stipendi sono più alti.
Perché? Diverse le ragioni citate dal settimanale. E tra queste ci potrebbero essere proprio le politiche pensate per aiutare le donne che vogliono conciliare lavoro e maternità. Diversi studi dell´Ilo e l´Ocse (l´Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) mostrano che lunghi periodi a casa possono stroncare la carriera di una donna che lavora in un´azienda, spesso definitivamente. “Essere una potenziale madre è un ostacolo per le donne in alcuni tipi di lavoro”, dice Manuela Tomei, sociologa all´Ilo.
Anche il part-time, che alcune scelgono per conciliare gli impegni familiari, non aiuta la carriera. In alcuni paesi europei poi il sistema fiscale premia le famiglie dove le donne non lavorano; in altri gli scarsi o troppo onerosi servizi per l´infanzia non danno alternative alle donne.
Uno dei fattori più penalizzanti poi è che la vita al femminile, a meno di grossi sacrifici, non va d´accordo con la cultura gerarchica che domina molte aziende europee. Mancano poi le possibilità di scegliere orari flessibili: solo una donna su cinque in Europa lo riesce a fare, contro il 30% negli Usa. Il lavoro da casa è molto meno diffuso che in America, perché molte meno aziende hanno investito in nuove tecnologie. E poi c´è la mentalità accettata da molte imprese, per cui la produttività è legata alle ore trascorse in ufficio. Così, come spiega Alexandra Jones, direttore associato della Work Foundation britannica: “Quando i capi scelgono chi lavora bene in base al numero di ore passate alla propria scrivania, le donne sono svantaggiate”.

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