27 Aprile 2006
il manifesto

Tempo libero, penultime le donne italiane

Insieme alle francesi, vengono solo prima delle lituane. Leggono e guardano la televisione Ora d’aria Lavorano più degli uomini ma ciò che manca è il tempo per sé. Parla Chiara Saraceno
Iaia Vantaggiato

Sono donne, italiane e hanno tra i venti e i settantaquattro anni. E a prendere sul serio i dati tratti dall’indagine Multiscopo dell’Istat titolata «Uso del tempo» – detengono almeno due record negativi. Il primo. Godono di una quantità di tempo libero inferiore rispetto a quello che la società concede ai loro compagni «maschi»: quattro ore e cinquanta minuti contro le cinque e otto minuti di cui godono gli uomini. Una manciata di secondi che fa la differenza. Il secondo: insieme alle francesi – e sempre quanto a tempo libero – occupano la penultima posizione nella graduatoria europea, subito prima delle lituane. Lo svantaggio – secondo l’Istat – parte dalla prima infanzia quando, già intorno ai dieci anni, le bambine dedicano una parte del loro tempo alle attività domestiche o allo studio (cui i loro compagni, come è noto, si dedicano assai di meno).
Quindi, adolescenti, ancora arrancano dietro ai loro brufolosi amici alla ricerca spasmodica di un’ora di libertà. Magro il bottino: quattro ore e 41 minuti contro le cinque e 28′ elargite ai fanciulli di sesso maschile. Peggiora la situazione tra i 20 e i 64 anni quando le donne (casa-spesa-bambini-lavoro-sociale) devono accontentarsi di una sola ora libera al giorno: tre ore e ventotto minuti contro le 4 e 16 degli uomini. Poi, che dire? Va meglio alle single, pure provviste di prole, che delle domestiche e psicologiche esigenze dell’amico-compagno-pseudopadre non esitano a liberarsi.
E che del loro tempo cercano di fare ciò che vogliono: tre ore e 21 minuti contro le due ore e 57 delle donne in coppia con figli. E all’età della pensione la forbice si allarga.
Ma poi che vuol dire tempo libero? Guardare la tv o semplicemente tenerla accesa – come suggerisce l’indagine Istat – per tenere a bada bambini un po’ troppo esuberanti ossvolgere contemporaneamente sempri nuovi lavori domestici?
I dati non parlano se non vengono interrogati e forse alle indagini bisognerebbe cominciare a dare un credito minore.
«Non solo le donne dispongono di minore tempo libero – commenta Chiara Saraceno, ordinaria di sociologia della cultura alla Bicocca di Milano – ma soprattutto va detto che non hanno temmpo per sé, quello che puoi ritagliare dentro al tempo cosiddetto libero per creare delle isole di significato per te stessa e per la tua vita. Un tempo da plasmare a seconda dei tuoi desideri e dei tuoi stati d’animo. Un tempo per non fare nulla che serva a recuperare quel concetto di otium come coltivazione del sé». Le donne in Italia ma forse dovunque – tiene a precisare Saraceno – «sono ostaggi, prigioniere del tempo. E per questo non riescono a costruire equilibri temporali che lascino spazio ai loro percorsi esistenziali».

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