13 Novembre 2021
il manifesto

Alba de Céspedes, come uccidere tragicamente un uomo

di Laura Fortini


Vi è da chiedersi se abbia contributo il successo del fenomeno Ferrante nel mondo e in Italia a convincere Mondadori della necessità di ripubblicare Dalla parte di lei di Alba de Céspedes (1949, Mondadori 2021, introduzione di Melania Mazzucco, pp. 554, euro 15), di fatto scomparso insieme alle altre sue opere dal mercato editoriale ormai da moltissimi anni, introvabile anche il Meridiano in cui sono stati riproposti solo parte dei suoi romanzi nel 2011: introvabili anche nell’usato e finanche nelle librerie antiquarie al punto che mi ha chiesto una volta un libraio cosa diavolo fosse successo con i libri di de Céspedes, che tutte cercavano e nessuno trovava più.

Si può quindi solo salutare con entusiasmo la riedizione di Dalla parte di lei, che si spera sia pronuba alle altre notevoli opere di Alba de Céspedes, scrittrice che ha attraversato il Novecento con passo pieno e sovrano, affrontando volta per volta questioni che solo apparentemente possono essere collocate nell’ormai tramontata categoria della “scrittura femminile”, anche se ogni tanto anch’essa torna a fare capolino nella critica letteraria, più vetusta però.

La voce narrante di Alessandra, la protagonista di Dalla parte di lei, è la voce delle donne che attraversarono la seconda guerra mondiale e la resistenza acquisendo progressivamente forza del proprio sentire e del proprio vivere e arrivando così finalmente alla conquista del diritto al voto nel 1945, grazie alle donne che si batterono per esso nell’assemblea costituente: ed è quindi la voce di tutte le donne in tutte le guerre e resistenze al mondo. Ma ancora più è la voce delle donne che si congedano dal patriarcato con atti irremovibili e irredimibili quali quelli dell’assassinio simbolico del marito integerrimo e esemplare, ma colpevolmente ignaro di che cosa significhi il valore della differenza nel progetto di un mondo nuovo quale quello che le donne allora sognavano e che speravano dopo tanto patire: ovvero il rispetto e l’adozione di un alfabeto delle emozioni fatto di attenzione al mondo sì ma declinato sulla cura di sé e all’altra/o, un progetto di felicità personale e collettiva talmente rivoluzionario da arrivare fino ai giorni nostri. Quando Alessandra si accorge che il mondo nuovo nel quale ha sperato non vi sarà, se ne separa in modo definitivo perché sente in pericolo la propria vita, la propria integrità.

Si potrebbe parafrasare per questo romanzo il bellissimo saggio della antichista Nicole Loraux Come uccidere tragicamente una donna – tradotto in Italia da Laterza nel 1985 e anch’esso ormai introvabile –, che osserva come «è a causa degli uomini che le donne muoiono; per loro, molto spesso, si uccidono». L’Alessandra di Dalla parte di lei mette fine alle Anna Karenina della storia e con esse simbolicamente al patriarcato, uccidendo tragicamente un uomo e non un uomo cattivo e brutale, ma un uomo che non ha capito né voluto comprendere il valore delle donne.

Un libro bellissimo, da leggere e rileggere, che chiosa passo passo cosa significhi diventare una donna, ogni volta nuova e diversa da quante ci precedono e grazie anche a loro, a quante hanno scritto, pensato, riflettuto, agito. Alba de Céspedes è sicuramente tra queste: scrittrice, giornalista, direttrice dal 1944 della rivista “Mercurio” che accolse i primi scritti dell’Italia libera dalla dittatura e dalla lunga notte del fascismo, poeta delle filles de mai del Sessantotto, drammaturga e sceneggiatrice per il cinema, la Rai e la televisione, la sua vita ha caratteristiche di tale versatilità che sembra quasi riduttivo definirla solo un’intellettuale tale e tanta è stata la sua energia vitale, glielo scrive Maria Bellonci già in una lettera del 1948.

Vi è però da chiedersi come mai si sia scelto di riproporre l’edizione del 1994, che non ha la partizione dell’edizione che ha circolato in Italia dal 1949 al 1976, che ha venduto innumerevoli copie e che si è continuato a leggere fino ad oggi. Quella del 1994 ora riproposta è infatti la versione approntata da Alba de Céspedes per l’edizione statunitense, di ben 150 pagine in meno, confluita nel Meridiano che raccoglie parte dei romanzi della scrittrice, ma diversa e lontana da quel Dalla parte di lei che la tradizione di lettrici conosce bene. A partire dalla stessa Elena Ferrante che ne scrive nella Frantumaglia ponendo il romanzo in una sorta di proprio personale canone novecentesco, fatto di scrittrici, scrittori e libri come l’Adele di Tozzi, Dalla parte di lei di de Céspedes, Lettera all’Editore di Gianna Manzini, e poi Menzogna e sortilegio e l’Isola di Arturo di Elsa Morante e altri. Il libro che ha fatto buona compagnia a Elena Ferrante mentre scriveva le proprie opere è sicuramente il Dalla parte di lei in una delle molteplici edizioni che l’hanno proposto nella versione integrale, non nella redazione che de Céspedes sforbiciò per la traduzione statunitense del 1952, i cui tagli, come scrisse lei stessa in una lettera ad Arnoldo Mondadori del 21 novembre 1951, «sono stati fatti per assecondare la mentalità del semplicissimo pubblico americano» e non certo per il pubblico francese, ad esempio, come aveva già sottolineato in una lettera precedente.

De Céspedes predispose quindi per altri paesi una versione abbreviata del romanzo, non per l’Italia però, dove si è sempre letta l’edizione integrale, suddivisa in parti geograficamente e storicamente ripartite, secondo un’architettura dell’opera che de Céspedes abbastanza comprensibilmente voleva venisse letta dal pubblico italiano, che certo non riteneva semplicissimo come quello statunitense. Se è quindi comprensibile che l’editor Mondadori Antonio Franchini nel 1994 abbia pensato di proporre come una novità editoriale una nuova versione con i tagli allora effettuati, a oggi si tratta di una operazione poco comprensibile, che potrebbe corrispondere in parte forse all’ultima volontà dell’autrice, ma che poco corrisponde alla tradizione di lettura di uno dei libri più amati dalle lettrici italiane, il numero delle copie vendute sta lì a dimostrarlo.

Non va infatti sottovalutata l’importanza che le lettrici hanno avuto per le scrittrici tutte ma in particolare per Alba de Céspedes, pronta nel 1994, pur di ripubblicare dopo molti anni di circolazione delle sue opere già allora quasi clandestina, ad accettare sforbiciate a un’opera alla quale aveva lavorato fino all’ultimo momento ancora nel 1949, ma è stata la veste del 1949 – non quella del 1994 – che l’ha di fatto consegnata a un successo di pubblico senza precedenti: come del resto accaduto per molti altri classici, la lettura di un’opera letteraria fa parte della tradizione di un testo e sarebbe bene darle il giusto rilievo.

Chissà che comunque l’effetto Ferrante non porti alla riedizione (integrale, però) anche delle opere di Fabrizia Ramondino, data la contiguità evidente del ciclo de L’amica geniale con Un giorno e mezzo di Ramondino e al suo splendido teatro/oroscopo napoletano che conclude la pubblicazione del 1988, dal 2001 mai più in libreria come molte altre sue opere, nonostante Goffredo Fofi abbia ipotizzato a suo tempo che sotto il nome Elena Ferrante vi fosse Ramondino sotto mentite spoglie.

Si tratta di un discorso che può andare ben lontano, passando attraverso Paola Masino, di cui è stata riproposta recentemente solo Nascita e morte della massaia (2019) mentre mancano sostanzialmente all’appello i molti racconti (tranne Racconto grosso e altri riedito di recente), un romanzo importante come Periferia. E andando più oltre si arriva a Grazia Deledda, ormai relegata alla letteratura dell’Ottocento e alla Sardegna, il solo luogo dove si possano trovare le edizioni del Maestrale che insieme alle le ottime edizioni Ilisso hanno pubblicato volumi egregi con introduzioni e curatele eccellenti, come quelle di Giovanna Cerina ai numerosi volumi di racconti deleddiani, davvero notevoli. Ma occorre ancora ricordare che Grazia Deledda appartiene a pieno titolo al Novecento e che scrive fino al 1936, data di pubblicazione della bellissima autobiografia in terza persona Cosima, ancora oggi sostanzialmente reperibile in formato economico Oscar Mondadori con una introduzione di Vittorio Spinazzola del 1975? E che Deledda è la prima scrivere sempre nel 1936 ne La chiesa della solitudine cosa significhi per una donna scoprire di avere un cancro al seno, malattia di cui morì lei stessa? Le costellazioni delle scrittrici e delle lettrici hanno scie luminose fatte da tante luci e la loro forza è un vortice che potrebbe piegare anche gli editori più recalcitranti.


(il manifesto, 13 novembre 2021)

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