12 Febbraio 2019

Anna. Una differente trinità, di Nadia Lucchesi

di Mira Furlani

 

Premetto che il libro qui recensito – Anna. Una differente trinità di Nadia Lucchesi (Luciana Tufani editrice) è stato scritto nel 2014. Ne sono venuta a conoscenza per caso (un intelligente regalo di Natale) e sono rimasta colpita dal titolo e dalla copertina che mostra un dipinto del Masaccio e Masolino da Panicale (1424-1425). Il quadro l’avevo già visto alla galleria degli Uffizi di Firenze. Il dipinto mostra una allegoria trinitaria in cui Anna abbraccia Maria la quale, più sotto, in misura più piccola, tiene in braccio Gesù bambino.

 

Ci voleva che qualcuna scrivesse un libro su Anna, madre di Maria madre di Gesù. Non so se esistono altri libri su questo tema, ma quello scritto da Nadia Lucchesi non è solo coraggioso, è rivoluzionario. In esso si chiarisce e si delinea una trinità che si fonda sulla fecondità della genealogia femminile (Anna, Maria, Gesù, ndr.), non sulla logica, di fatto subordinativa e inclusiva, del rapporto tra Padre, Figlio e Spirito Santo, tutto declinato al maschile, nel segno di una universalistica omologazione (leggi in seconda di copertina).

Il libro di Nadia spazia in campo mitologico e archeologico, includendo storia, filosofia e teologia. Roba da far girare la testa, la mia intendo. Prende in considerazione non solo Antico e Nuovo Testamento (Bibbia), ma anche testi apocrifi e gnostici. Più precisamente, nel procedere della lettura, sono stata colpita dalla conoscenza che l’autrice possiede delle sacre scritture, canoniche, apocrife e gnostiche; in particolare il protovangelo di Giacomo, che io credevo di conoscere e che, invece, l’autrice mi ha insegnato a guardare con occhio libero dai pregiudizi.

Vado per punti, quelli che più degli altri mi sono rimasti impressi.

Molto precisa, bella e interessante la ricostruzione dell’annuncio dell’angelo che Anna, benché anziana, rimarrà incinta, ricevuto mentre si trova sotto un albero di alloro, il cui significato simbolico di sempreverde viene spiegato in modo affascinante.

Altro punto che mi ha attratta è l’instaurarsi della cultura patriarcale nel luogo di Delfi, ombelico del mondo, e il ruolo di Apollo, divinità degli invasori che occupa il santuario dove era venerata la Grande Madre, dea dei Pelasgi che vi abitavano. Io che ho viaggiato e che conosco abbastanza bene Delfi, attraverso il racconto del libro ho rivissuto, non senza emozione, i tempi delle mie scoperte che l’autrice racconta con chiarezza e precisione.

Il libro per me resta oggetto di studio, ignorante come sono di storia mitologica e archeologica; di quest’ultima però ho subito il fascino delle ricerche della famosa Maria Gimbutas. E nel libro si va oltre la Gimbutas: si mette in evidenza la figura della Grande Madre, attraversando con sguardo acuto L’Antico Testamento per arrivare al Nuovo Testamento, mostrando che dove troneggia Maria madre di Gesù, esiste anche e soprattutto Anna sua Madre, il cui ruolo nella storia della salvezza è primario pur se (volutamente?) ignorato. In questo senso, secondo me, è un libro rivoluzionario. I testi canonici cattolici hanno cancellato Anna, figura storica di potenza materna scomoda. Il libro la rimette al posto che le spetta, dando valore alla potenza materna generatrice di vita che corre dal paleolitico al neolitico, fino ai giorni nostri. Inoltre dimostra come nel popolo continui a persistere una forte devozione per la Anna, Madre di Maria, sia nell’arte che nei luoghi di culto.

Libro rivoluzionario, dicevo, soprattutto perché si pone alla base di una rivoluzione in atto, ancora silenziosa, ma potente come la potenza della verità quando preme per mostrarsi. Quale verità? Quella che la differenza sessuale e la potenza materna riguardano tutto, naturale e soprannaturale. E cominciano ad accorgersene anche i grandi teologi come Hans Küng (Hans Küng, 16 tesi sulla donna nella chiesa).

Ora proseguo solo con alcune note lampo per me molto importanti:

– dalla lettura del testo san Paolo non ne esce bene (pag. 116);

– la versione dell’Ave Maria approvata da papa Alessandro IV, salito al soglio nel 1254, in cui si recita: “…e benedetta Anna tua madre…” (pag. 116) è bellissima e la si dovrebbe rivalutare e diffondere come preghiera rivolta alla Madre Anna, alla figlia Maria madre di Gesù, la trinità differente, appunto.

– differenza e non fusionalità fra Anna e la figlia Maria (pag. 118);

– che cos’é la Grazia? (note: pag. 173);

– Anna si sente magnificata all’annuncio che sua figlia sarà una femmina (pag.119);

– in Teresa d’Avila il finito si annulla nell’infinito, l’immanente nel trascendente. Nella storia di Anna e Maria, invece, trascendenza e immanenza stanno insieme…

Chiudo con quest’ultima affermazione, che è anche il mio campo di battaglia.

 

(www.libreriadelledonne.it, 12 febbraio 2019)

Print Friendly, PDF & Email