Giulia Siviero
Dopo le prime tre pagine, già si è capito. Consolatori? Eccentrici persecutori piuttosto. Un venditore di libri che si diletta di satanismo, una nonnina che passa il tempo a trafficare diamanti (complici delle pagnotte di pane fresco comprate sotto casa), un giovane cronista con la mania “di notare i dettagli più strambi” e di vedere cose che “un buon cattolico non dovrebbe vedere”. E infine, Caroline: protagonista femminile che, in preda a una crisi mistica, “ama più Dio” del proprio fidanzato e dalle pagine del libro strizza l’occhio a lettori e lettrici, consapevole di essere semplicemente un personaggio. Ecco I consolatori (presunti) del romanzo d’esordio di Muriel Spark, edito ora, e per la prima volta in Italia, da Adelphi (pp. 246, € 19,00).
Quando un editore londinese, negli anni cinquanta, ne acquistò le bozze, attese un anno intero prima di darlo alle stampe. Perché “troppo difficile” per il pubblico del tempo. Ne ricevette il dattiloscritto anche Evelyn Waugh che a un’amica, di queste “geniali” pagine, riferì: “La protagonista è una scrittrice cattolica che soffre di allucinazioni. Il libro uscirà presto e sono sicura che tutti penseranno che l’abbia scritto io. Vi prego di smentire”.
Finalmente pubblicato nel 1957, il romanzo non diede a Muriel Spark la fama, che giunse solo qualche anno dopo con Gli anni fuggenti di Miss Jean Brodie (impedibile, Adelphi, 2000). Tra l’uno e l’altro, l’autrice scozzese ne pubblicò altri quattro. E così via di anno in anno, fino alla morte, avvenuta nel 2006 vicino ad Arezzo dove visse per ventisei anni. Muriel Spark è una di quelle scrittrici che produssero moltissimo senza mai deludere ed è lecito affermare, ora che ne leggiamo l’opera prima, che fin dall’inizio avesse già in mente tutto. Proprio come sostiene Martin Stannard nel suo Muriel Spark. The biography (Weidenpheld & Nicolson, pp. 658, £ 25,00) da poco uscito in Inghilterra dopo che la stessa Spark ebbe passato al setaccio pagina per pagina: il cambiamento, nota il biografo, appartiene più alla vita privata dell’autrice che ai suoi romanzi. Ed è vero. Ne I consolatori è possibile trovare già tutto: ecco, dunque, il racconto di personaggi comuni che vivono secondo ordinarie logiche di follia: di un gruppo di persone, in cui ognuna spia l’altra; e ancora: la dimensione meta-letteraria, il diritto e il rovescio dell’anima umana tratteggiata nel suo lato oscuro, quello in cui si annidano i mostri, i mali che si sprigionano nei modi e nei momenti più inaspettati. Infine, su tutto, un acuto senso dell’osservazione, un ritmo agile e un tono sarcastico e dissacrante. Che la fa essere così tagliente, soprattutto, verso i cliché e le credenze più minute del cattolicesimo. Dall’interno, visto che al cattolicesimo lei, figlia di un padre ebreo e di una madre cristiana, decise di convertirsi nel 1954. Scelta che fu fondamentale nel farla divenire una scrittrice di romanzi. Perché, per scrivere romanzi, “è necessario guardare all’esistenza umana nel suo insieme”. E, aggiungeva John Updike riferendosi proprio alla Spark, avere “risorse, coraggio, grinta, da modificare la macchina della narrativa”.