2 Febbraio 2024
Maremosso

Gertrude Stein: un’americana a Parigi

di Nuccia Nunzella


150 anni fa nasceva Gertrude Stein, scrittrice e poetessa statunitense che visse da mecenate nella Parigi delle avanguardie artistiche, cambiando per sempre il mondo dell’arte e della cultura.


Un anniversario è un anniversario è un anniversario

«Aveva una grande spilla rotonda in corallo e quando parlava, decisamente poco, o rideva, molto di più, era come se la sua voce uscisse dalla spilla. La sua voce era diversa da tutte le altre: profonda, piena, vellutata, come quella di un grande contralto, come due voci insieme» scrive Alice Toklas nel memoir What is remembered, a vent’anni dalla morte di Gertrude Stein, suo grande amore e insostituibile compagna di vita. E a noi lettori sembra che il famoso ritratto di Gertrude, con cui Pablo Picasso inaugurò la sua fase cubista, prenda vita e ci spinga con quella voce “che sembrano due” a rompere ancora una volta con stereotipi e luoghi comuni sia nella rappresentazione artistica sia nella vita reale.

Siate uniche, siate unici sembrano dirci Gertrude e Alice. 

Nata il 3 febbraio 1874 a Pittsburgh in Pennsylvania da una ricca famiglia tedesca di origine ebraica, la giovane Gertrude approfitta fin da subito di una invidiabile offerta culturale che la porta a laurearsi in breve tempo in filosofia e in biologia e a intraprendere immediatamente dopo corsi universitari di psicologia e di medicina. Una generica delusione di fondo e alcune complesse vicende legate alla sua omosessualità spingono Gertrude a interrompere tali studi e a far rotta su Parigi insieme a suo fratello Leo, come lei curioso e appassionato di quell’arte che lì custodisce il suo fulcro vivo e pulsante.

È il 1902, e chiunque nutra aspirazioni artistiche è a Parigi che vorrebbe trovarsi, per partecipare a quella primavera di movimenti, idee, sperimentazione di linguaggi nuovi e di rottura che come per magia sembra fiorire in ogni angolo della capitale francese. Leo e Gertrude scelgono la Rive Gauche, la mitica, e al numero 27 di Rue de Fleurus inaugurano quella che ben presto diventerà la più importante galleria d’arte del primo Novecento, crocevia di ogni avanguardia artistica che si rispetti. Memorabili gli incontri del sabato sera quando, in una ahimè improbabile inversione temporale, vi si potrebbero ancora incontrare Picasso, Cézanne, Matisse, o Marie Laurencin che discutono di cubismo, e i poeti Max Jacob e Guillaume Apollinaire che recitano i loro versi mentre un giovanissimo Ernest Hemingway è intento a scrivere di quella travolgente bohème nel suo Festa mobile.

Un elenco definitivo degli artisti e degli scrittori scoperti, ospitati e sostenuti da Gertrude (e promossi da Leo) è impossibile, salta sempre fuori un nome in grado di stupire, come quello di Alfred Stieglitz, ad esempio, il grande fotografo che per primo decise di pubblicare i saggi di Gertrude su Matisse e Picasso, per i tipi di Camera Work.

Oltre a governare col suo magnetismo quell’irripetibile universo culturale (che a volte sembra quasi travolgerla), Gertrude lavora, scrive, sperimenta nella scrittura la rivoluzione della forma avviata dai suoi amici pittori. A proposito di Teneri bottoni, opera ermetica in cui il linguaggio letteralmente esplode, contravvenendo a ogni codice o convenzione, scrive: 

«Avevo delle cose sul tavolo, un bicchiere o qualsiasi altro oggetto, e cercavo di averne un’immagine chiara e di creare, separatamente nella mia mente, una relazione tra le parole e le cose che si vedono».

E mentre qualche critico dice che con i suoi scritti Gertrude Stein non vuole rappresentare la realtà ma mostrarci come sia il linguaggio a costruirla, lei afferma senza tentennamenti:

«Io sono una scrittrice cubista».

Vulcanica, irrefrenabile, instancabile, si cimenta nei generi letterari più disparati, fino ai libretti d’opera come quel The mother of us all, da cui è tratta la notissima citazione Una rosa è una rosa è una rosa.

Scrive soprattutto di notte quello che poi di giorno trascriverà l’amorevole Alice, la compagna con cui Gertrude ha condiviso casa, viaggi, avventure, la vita insomma. A lei dedica il suo primo libro di successo, la celebre Autobiografia di Alice B. Toklas, dove, già a partire dal titolo, la vita delle due donne si intreccia e si confonde in quel vortice di autentica libertà che seppero creare intorno a loro. Gertrude e Alice riposano insieme nel Cimitière du Père Lachaise a Parigi, i rispettivi nomi incisi sul retto e sul verso di un’unica pietra tombale. 


https://maremosso.lafeltrinelli.it/media/vhaprzpa/banner_gertrude-stein.jpg?center=0.52730327295915236,0.46744985811168294&mode=crop&width=1920&height=706&rnd=133513536586970000
Immagine tratta dal libro “Gertrude Stein e la generazione perduta” di Valentina Grande, illustrazioni di Eva Rossetti, Centauria, 2022


(Maremosso, 2 febbraio 2024)

Print Friendly, PDF & Email