di Angelo Mastrandrea
Un racconto corale su come è cambiato ai nostri giorni il ruolo delle donne in agricoltura è ciò che emerge dal libro di Laura Castellani, Contadine si diventa, Donne in agricoltura, uscito per VandA edizioni. Tra il 2018 e il 2019 l’autrice ha effettuato 35 interviste a contadine al di sotto dei 40 anni e dopo averne pubblicati alcuni stralci sulla pagina Facebook Essere Contadine, storie di giovani donne in agricoltura, ha raccolto nel volume le riflessioni che l’hanno accompagnata «in questo percorso di ricerca e relazioni tra donne», come ha spiegato.
L’universo agricolo italiano visto attraverso lo sguardo in prima persona delle protagoniste mostra con la forza dell’esperienza e delle storie reali i lati di un mondo dai tratti arcaici, anche se profondamente cambiato, giacché ancora disseminato di pregiudizi. Castellani, sociologa e ricercatrice indipendente, ci guida con la sua analisi lucida e mai ideologica, alla scoperta dei dettagli di questa fotografia, in cui si delineano le difficoltà di chi ha scelto una vita non facile al di fuori dagli agi cittadini, che però cova in sé anche un grande potenziale di cambiamento.
«Ho raccolto storie di progetti agricoli e di vita che non sono sempre andati a buon fine, ma in ogni donna c’è e c’è stata la voglia e la determinazione di rialzarsi e di andare avanti, cambiando strada e mettendo in discussione la propria idea iniziale, qualora risultasse non percorribile. La terra dunque, che tradizionalmente si configurava come causa di controllo e oppressione della donna, diventa oggi contesto di autorealizzazione per tutte le intervistate», scrive l’autrice.
In un momento in cui l’agricoltura mostra la sua volontà di ritornare a metodi più rispettosi dell’ambiente, lo spazio agricolo diviene per le donne luogo di autodeterminazione, dove confluiscono capacità e aspirazioni in un progetto che è al tempo stesso di lavoro e di vita. «Questo libro è nato anche per lasciare traccia di un cambiamento che sta avvenendo, nella famiglia mezzadrile la donna era pressoché invisibile, aveva ruoli determinati e circoscritti all’interno della gerarchia famigliare, che prevedevano più che altro la cura del focolare domestico, mentre il lavoro nei campi le riguardava solo in certi periodi, come quello della fienagione o della raccolta del grano. Oggi le cose sono molto diverse e le donne hanno un ruolo di primo piano nel contesto agricolo».
Dalle testimonianze prende forma la figura della contadina multitasking, che si occupa della vendita, dell’osteria, ma anche dei campi, sfatando lo stereotipo tutto attuale con il quale si vorrebbe di nuovo incasellare le donne nei soli ambiti dell’agricoltura sociale o didattica, che c’è, ma unita alla volontà di gestire l’intero contesto, compresi i mezzi di produzione. È proprio lì che si annidano ancora i pregiudizi più limitanti verso alcune delle attività che si svolgono in campagna, come emerge dal racconto di Barbara, giovane agricoltrice, mentre parla della sua esperienza alla guida del trattore: «Papà è contento, nonostante ci siano delle persone che non danno un soldo di fiducia a una donna che porta il trattore e dicono che è pericoloso, soprattutto per una donna. Non vedo dove sia il problema, nel senso che c’è pericolo sia per l’uomo che per la donna».
O in quello di Denise, che racconta di quando è andata ad acquistare il mezzo e si è sentita presa in giro dal rivenditore: «Sto sopra al trattore dieci ore al giorno e quindi qualcosa so, per fortuna, ma se fosse stata un’altra magari sarebbe andata diversamente». La capacità di svolgere diverse mansioni risponde a quella concezione integrata dell’agricoltura che è tipica dello sguardo d’insieme che aveva un tempo il/la contadina, che permetteva di lavorare con le consociazioni e in continuità con i cicli lunari, in quella dimensione magica che è una delle perdite più ingenti seguite alla disgregazione portata dall’agricoltura industriale.
Ma è nel recuperare questo eclettismo che è possibile affrancarsi dall’idea che esso implichi una conoscenza di minore qualità. «Dalle interviste è emersa la voglia delle donne di formarsi, di diventare esperte, spesso partendo come autodidatte, ma senza paura di mettersi in discussione e di tenere in considerazione i tanti fattori che permettono poi ad un’azienda di continuare ad esistere. Che si tratti di investimenti o di canali di vendita, le contadine hanno dimostrato di avere una grande forza e determinazione nel voler raggiungere il proprio obiettivo», racconta ancora Laura Castellani. «Oggi spesso le contadine, che siano agricoltrici, erboriste o casare, sono coloro che si occupano della vendita diretta dei prodotti, rappresentando il volto dell’azienda e riflettendo un dato importante in discontinuità col passato della famiglia tradizionale agricola, in cui c’era solo la dimensione privata, mentre quella relazionale pubblica non esisteva». Nelle vite delle intervistate, che lavorano tutte in aziende piccole o medie e hanno scelto di coltivare in maniera sostenibile secondo una visione di agricoltura quanto più possibile naturale, la voglia di cambiamento personale si mescola alla volontà di prendersi cura anche del territorio in cui si agisce, rivelando quanto le donne possano essere motore propulsore del cambiamento e fautrici di una visione innovativa che guarda al benessere della comunità.
(Extraterrestre – il manifesto, 22 settembre 2022)