30 Maggio 2007

Grete Weil, Mia sorella Antigone

Grete Weil, Mia sorella Antigone, a cura di Karin Birge Büch, Marco Castellari e Andrea Gilardoni. Traduzione di Marco Castellari, Mimesis Edizioni 2007

Il romanzo “Mia sorella Antigone” della scrittrice tedesca Grete Weil (1906-1999), dopo più di due decenni dalla prima edizione italiana, viene riproposto in una nuova traduzione con testo a fronte. Si tratta di un romanzo con una forte impronta autobiografica, in cui si intrecciano ricordi e la percezione del presente degli anni settanta in Germania Ovest – anni scossi dal terrorismo della Rote Armee Fraktion (RAF).
Chi legge accompagna per un giorno una donna anziana. È un giorno segnato da una perdita recente: il cane è sparito senza lasciare tracce e ha riaperto quello che la narratrice sente come una “ferita” e che lei chiama anche “mein Mordkomplex”, l’idea “che ci sia di mezzo sempre un omicidio”. Perché questi termini forti? La risposta è che non si tratta di una donna anziana qualsiasi, ma di una donna tedesca di origine ebraica sfuggita alla Shoah in un nascondiglio di Amsterdam. Suo marito però (come il marito di Grete Weil) è stato deportato e assassinato dai nazisti a Mauthausen nel 1941. Il dolore del ricordo di quegli anni passati sotto i nazisti si fa acuto proprio a causa dell’inspiegabile scomparsa del cane e prende nel corso della giornata la forma di una resa dei conti con le proprie azioni, e omissioni, di quegli anni.
Emerge allora una domanda urgente e inquietante: perché io, ebrea, non mi sono opposta ai decreti nazisti, perché, al contrario, ho assistito gli assassini lavorando nel Consiglio ebraico di Amsterdam, centro amministrativo e logistico della deportazione degli ebrei olandesi? Viene così riformulato in modo radicale il problema della ‘collaborazione’ delle vittime, un problema che aveva posto per la prima volta Hannah Arendt, nel 1963, con il suo libro “La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme”. L’interrogazione del passato e la presa di coscienza della responsabilità individuale è inseparabilmente collegata a una variazione sul tema Antigone. Grete Weil rielabora, mettendolo in discussione, il mito di Antigone e propone una Antigone nuova, insolita, portabandiera di un agire autonomo e libero dai tradizionali modelli prefabbricati o stereotipati che pure portano il suo nome.

Karin Birge Büch

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