21 Gennaio 2005

“Il canto del mondo reale, Virginia Woolf, la vita nella scrittura” di Liliana Rampello

Annarosa Buttarelli
Un altro libro che ci parla della vita e delle opere di Virginia Woolf può avere la capacità di stimolare ancora l’interesse di lettori e lettrici, magari appagati dall’eccezionale bravura della loro autrice preferita? Sì, ma a condizione che il nuovo libro compia almeno una mossa inedita e stupefacente, in grado di mostrare una pratica di lettura mai tentata sui testi della Woolf. Liliana Rampello, autrice del vibrante Il canto del mondo reale. Virginia Woolf. La vita nella scrittura, è colei che compie la mossa inaugurale di un nuovo percorso e rilancia la grande potenzialità ermeneutica che il taglio della differenza sessuale offre per rileggere i testi anche letterari, specialmente quelli che nascono già coscientemente segnati dalla differenza (e le pagine di Virginia Woolf lo sono).
Già da alcuni anni Liliana Rampello tiene i suoi e le sue studenti di Estetica dell’Università di Bologna in compagnia con la prediletta Virginia, ma il volume che le dedica è ancora intensamente scaldato dalla felicità della scoperta. Quale? L’aver trovato un varco nella tradizione critica (in gran parte femminista) per strappare via l’amata scrittrice dalla sua fama di donna soprattutto segnata tragicamente dalla fine per suicidio, e anche dall’inizio, da una vita ferita da alcune notevoli sventure. Rampello trova convincentemente su tutti i testi della Woolf – testi, cui resta attaccata “come una formica” – il sentiero luminoso di una donna geniale che canta continuamente la vita e il suo affascinante mistero, concretamente percepibile, per così dire, nei singolari e minuscoli accadimenti che entrano negli istanti del mondo.
La mossa potente di Rampello è, per l’appunto, quella di rimettere le radici della scrittura di Virginia Woolf in un terreno non avvistato dagli approcci critici condizionati da filtri disciplinari, canonici o piegati da esigenze didascaliche, siano esse psicoanalitiche, letterarie, stilistiche, sociologiche, ecc. Il terreno è quello della fedeltà all’esperienza differente di una donna, raffinata intellettuale eppure capace di sovvertire l’ordine delle priorità consolidate culturalmente: per lei, ora, tutto ha inizio dal sentire e dal movimento delle emozioni che diventano il ponte imprescindibile per comunicare con tutto e tutti; tornano ad essere, infine, l’unico ambiente in cui si può pensare veramente e bene.
Virginia Woolf fuoriesce, dunque, dai confini della scrittura romanzesca e saggistica, conosciuti nella sua epoca, non per assecondare pulsioni avanguardistiche e per consueto narcisismo artistico, ma per trovare la voce adeguata all’inaudita materia del suo voler scrivere; una voce e una forma non solo soddisfacenti espressivamente, ma con la forza necessaria per provocare spostamenti, accendere conflitti, offrire letture controcorrente delle cose che accadono.
La materia della scrittura di Virginia Woolf – dice Liliana Rampello – proviene dalla vita di una donna gioiosa, con tutti i sensi aperti verso il mondo interno/esterno, con una vertiginosa propensione relazionale verso ogni cosa che c’è, vissuta nella sua alterità e nel suo splendore, quand’anche fosse progressivamente oscurato dalle offese del tempo e della storia. Così La signora Dalloway, Al faro, Tre ghinee, Una stanza tutta per sé, Flush, lettere, pagine dei Diari, scorci letterari, ecc., ci vengono restituiti da Rampello come testi in cui ciò che è detto e narrato è sempre la verità delle cose come sono, delle relazioni umane come sono, del rapporto-conflitto tra i sessi com’è. Siamo guidati a capire, quasi passo passo, come ha fatto una grande scrittrice ad arrivare là dove quasi mai sanno arrivare i grandi filosofi: fare esperienza della segreta armonia della vita quotidiana e sapere metterla in parole appropriate, belle e precise. Ma c’è di più. Nel nuovo libro di Rampello si scorge con una certa chiarezza l’avvento di un nuovo modo di scrivere di letteratura. Leggiamo qualche cosa che non è più la critica così come la conosciamo, è scrittura dell’esperienza di una relazione con un’autrice, attraverso i testi, non più misconosciuta, sublimata o amputata dal fatto evidente che si tratta di una relazione incarnata, personale si direbbe. Leggiamo le pagine consapevoli che si tratta della ri-creazione del mondo attraverso la trasformazione avvenuta in colei che scrive: trasformazione operata, certo, dal legame magistrale con Virginia Woolf, ma anche grazie ad un atto di empatia, se intendiamo correttamente “empatia” come percezione esatta della vita differente dell’altro e dell’altra.
Nel Canto del mondo reale, si intravede, insomma, un orizzonte nuovo per una scrittura più libera di quanto il nome “critica” preveda. Senza contare il fatto che Liliana Rampello regala, per l’appunto, momenti perfetti di scrittura tout-court e, in questo modo, porta noi insieme a lei a divenire capaci della bellezza dei testi di Virginia Woolf, bellezza senza la pratica della quale nessun segreto può dirsi veramente rivelato o rivelabile.

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