19 Novembre 2020

«Il Dio delle donne» è di nuovo in libreria

di Stefania Giannotti


La scintilla era già scoccata col n. 48 di “Via Dogana”.

Lontanovicino. Il Dio delle donne era il titolo della rivista della Libreria delle donne nel febbraio 2000.

Apriva un discorso che in me e penso in molte altre, per lontananza o all’opposto per vicinanza a Dio, creò un’aspettativa. Era un Dio diverso dal solito, eppure rispondeva a uno stesso bisogno, quello che si leggeva tra le righe: non un contenuto ma una dimensione, «dimensione sommersa dell’esperienza femminile» diceva l’editoriale. Ebbi la sensazione che il femminismo fosse pronto. O comunque io.

L’aspettativa non fu tradita. Fui una delle prime a sapere quello che bolliva in pentola: nel 2000 Luisa Muraro mi chiese di fare da prima lettrice di un libro che aveva quello stesso titolo, Il Dio delle donne, e che uscirà in prima edizione nel 2003 con Mondadori.

Meraviglia e smarrimento (e qui ci vorrebbe una di quelle faccine emoticon che si usano nei social per indicare emozioni e sentimenti). Io? non di formazione religiosa, non filosofa…? Mi domandavo il perché e non ne trovavo la ragione. Lo capii molto più tardi, quando a me, titubante perché forse non avevo capito un passo o forse non dicevo bene le mie osservazioni, lei un giorno rispose: «Di’ quello che vuoi, poi ci penso io, mi serve». Luisa voleva col Dio delle donne, e penso con tutta la sua produzione filosofica, parlare al mondo, alle donne, alle femministe, a tutti, fuori da ogni specialismo e dall’accademia.

Incominciai la lettura a piccole dosi. Alcuni ricordi sono indelebili ancora oggi, dopo diciassette anni. Quel testo mostrava ad ogni capitolo la possibilità di riappropriarsi della parola Dio, non per rimetterlo al posto della fede o dell’“io credo”, dove era stato collocato prepotentemente come Dio Padre Onnipotente dalla storia degli uomini, ma per cogliere la possibilità di un “oltre”, vedere e spingersi verso un “altro mondo”, imprevisto ma possibile. E lì intravidi e cominciai a conoscere quell’altro mondo e quell’altro pensiero che è delle mistiche. Per me significava rinsaldare la politica con qualche cosa che la eccedeva, e che, penso come tutte, avevo incontrato senza conoscerla nei momenti di grande felicità o di dolore. Assoluto? Amore? Dio?

Quelle brecce, che ogni capitolo apriva nella corazza della politica degli ultimi decenni del ’900, dal ’68 alla lotta al patriarcato, disegnavano una strada da percorrere, che mi indicava di stare al presente, al fattuale, coi piedi per terra, ma senza accontentarmi. Andare oltre, che non significa oltrepassare un limite ma mirare in alto. Non è che una tensione, una corda tirata. Ma ridisegnare la storia delle donne e tendere alla libertà femminile non è questo? Forse senza mai concludere, come resta inconclusa la sua stessa tensione. E inconcluso il pensare Dio liberamente.

Un libro che indica una strada è un libro politico ed è importante per chi lo legge. E questo lo è. Accompagna la vita.

Pubblicato da Mondadori nel 2003, fu ristampato da Il margine nel 2012 con la prefazione di Grazia Villa. Ed eccolo di nuovo oggi nella edizione dell’editore Marietti 1820. Accompagna una vita intera.


(www.libreriadelledonne.it, 19 novembre 2020)

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