3 Settembre 2022
Il Quotidiano del Sud

Il piacere della lettura e l’amore per i libri

di Franca Fortunato


Il piacere della lettura e l’amore per i libri, per la narrativa in particolare, appartengono alla storia delle donne ma non avevo mai letto, prima dell’ultimo libro di Bianca Pitzorno, Donna con libro. Autoritratto delle mie letture, edito Salani, un’autobiografia scritta attraverso i libri letti, amati, raccontati, criticati, conservati, scambiati, nel corso di una vita, in un continuum materno di madre in figlia, di donna in donna. I molti romanzi che l’hanno accompagnata dall’infanzia alla vecchiaia, che lei elenca, anche se non tutti, riflettono la donna e la scrittrice che è diventata, avendo avuto «la fortuna e il grande privilegio di nascere in una famiglia» allargata di «accanite lettrici di quel genere considerato “inutile” che era la narrativa». Una vita con i libri, tanto che arrivata a quarant’anni era convinta «che per un essere umano leggere è naturale come respirare, come parlare» perché «così era stato» per lei e «per tutte le persone» che conosceva. Sua madre, anche se la sua famiglia era ricca e istruita, era andata a scuola fino a sedici anni, «alla vigilia del matrimonio quando l’Italia era entrata in guerra volle andare comunque in viaggio di nozze a Capri per via di un libro, del quale si era innamorata». Quando si riuniva con le amiche «per giocare a canasta, dopo un po’ finivano per raccontarsi a vicenda i libri che avevano letto» e quando «si riunivano per ricamare, una di loro leggeva a voce alta, come i frati nel refettorio, solo che le signore invece dei testi sacri ascoltavano leggere romanzi profani». Arrivata a 92 anni «leggeva e chiedeva sempre libri nuovi». La nonna materna «leggeva unicamente romanzi e ne possedeva un gran numero». «A ottant’anni, non potendo più vivere da sola, la indussero a trasferirsi in casa della figlia maggiore. Aveva portato con sé soltanto alcuni dei suoi libri che leggeva e rileggeva, in continuazione. Tra questi le opere principali di Grazia Deledda, che ammirava moltissimo perché sarda, perché donna e perché vincitrice del premio Nobel per la Letteratura.» È dai libri di lei che la scrittrice conobbe Deledda. «Leggevo avidamente quei romanzi, ne ero affascinata. Interiorizzai così profondamente quella scrittura, quel mondo arcaico, che quando molti anni dopo cominciai a scrivere i miei primi racconti mi veniva istintivo scriverli “alla Deledda” […]. Dovetti fare un grande sforzo per trovare una mia voce». La madrina di cresima, nubile e femminista, tra le amiche della madre «era quella considerata “speciale”, perché era l’unica che fosse laureata» e i suoi consigli erano per tutte «una sorta di Vangelo». La maestra «leggeva a voce alta gli unici due libri nell’armadio dell’aula: Pinocchio e Cuore. Ce li lesse e rilesse molte volte». Con la compagna di banco divennero amiche per l’amore per gli stessi libri. Nata e cresciuta tra accanite lettrici, lesse tutti i classici della letteratura per ragazze/i per poi passare ai libri per adulte/i. Un piacere, il suo, per la «bellezza del conoscere e partecipare, sia pure astrattamente, ad altre vite», una passione per «la trasmissione nel tempo, nei secoli, di storie esemplari, emozionanti, tristi, divertenti, appassionate». Sentimenti, questi, espressi con il linguaggio dell’amore: “colpo di fulmine”, “passione”, “appassionarsi”, innamorarsi”, “amare”, “amato”, “adorato”. Donna con libro è un libro bello, piacevole e inusuale, i libri prendono vita dalla vita dell’autrice e l’amore e la passione per essi passano di generazione in generazione, come con la piccola Ines, la figlia di cinque anni di mio nipote, i cui occhi, nell’amore tra madre e figlia, si illuminano ad ogni libro ricevuto in dono.


(Il Quotidiano del Sud, 3 settembre 2022)


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