5 Febbraio 2023
Il Quotidiano del Sud

Katherine Mansfield a cento anni dalla morte

di Franca Fortunato


Il 6 gennaio 1923 moriva Katherine Mansfield, scrittrice neozelandese poco conosciuta e poco ricordata. Per il centenario della sua morte Nadia Fusini ha ripubblicato il suo libro La figlia del sole. Vita ardente di Katherine Mansfield edito da Feltrinelli, dove racconta di lei attraverso il dialogo tra un fratello e una sorella. Una vita breve, la sua, ma intensa, dedicata alla scrittura e al desiderio di amare e di essere amata fuori da ogni conformismo. Nasce il 14 ottobre 1888. Il padre è l’uomo più ricco del paese ma anche il più avaro, tirannico e autoritario. La madre, donna bellissima, costretta come tante della sua generazione a continue gravidanze, si ammala di cuore e affida la cura delle figlie e del figlio a sua madre, che vive con lei. Katherine di sua madre scrive: «È a pezzi, indebolita, il suo coraggio se n’era andato a cause delle gravidanze […] lei i bambini non li amava […] anche se ne avesse avuto la forza, non avrebbe allattato le bambine, non avrebbe mai giocato con loro». Non vuole diventare come lei, si ribella al modello di donna che la società del tempo le impone, diventa una bambina scontrosa, stizzosa, criticona, poi una donna originale, sfrontata, sfacciata che gioca con il suo essere bisessuale. Legge tutto quello che le capita sottomano, pubblica il suo primo racconto a nove anni. Va al College a Londra dove incontra l’amica fedele di una vita, Ida Baker. Torna in Nuova Zelanda ma, dopo qualche anno, va via per sempre. Ha bisogno di vivere la sua vita, di viaggiare, di girare l’Europa, di allontanarsi dal provincialismo soffocante del suo paese, da suo padre di cui ha sempre avuto paura. Va via e lui «per ripicca le passa un assegno che non le basta per vivere». Katherine è però una donna coraggiosa, determinata, piena di talento, intraprendente e non si lascia abbattere. Per guadagnare qualche soldo si arrangia a fare la comparsa al cinema o a teatro. Lei ama il teatro, da ragazzina pensava di diventare un’attrice. Poi cambia idea, diventerà una musicista. Infine decide: farò la pittrice. No, anzi la scrittrice. Scrive, scrive notte e giorno i suoi racconti e dopo aver vagabondato tra molti pseudonimi, sceglie di firmarli Katherine Mansfield come l’amatissima nonna. Quando a ventitré anni incontra l’uomo che diventerà il suo compagno, John Middleton Murry, ha alle spalle esperienze di amore e di sesso con donne e uomini, due aborti, un marito che abbandona il giorno delle nozze. È una ragazza avida di incontri, impulsiva, confusa e autodistruttiva. È spaventata. Ha paura, paura della solitudine. Corre, corre di esperienza in esperienza come se sapesse che la sua vita sarà breve. Cerca l’amore, perché crede che il perfetto amore scacci la paura. Ma neanche con Murry smette di avere paura. Si separano di continuo e ogni volta giurano che sarà l’ultima. Incontra Virginia Woolf che le pubblica il libro Preludio definendolo “un’opera d’arte”. È ancora giovanissima quando si ammala di tubercolosi. Non vuole, non può, andare a curarsi in un sanatorio, lì non potrebbe mai scrivere, mentre scrivere è l’unica cosa al mondo che desidera. Scrive notte e giorno, scrive sempre, in una specie di gara col tempo. Ha paura di morire senza aver finito di scrivere un racconto e subito ne comincia un altro. Scrive racconti bellissimi dei luoghi della sua isola, di cui ha nostalgia, della sua infanzia dove ritorna col ricordo del fratello morto, della nonna, della madre e così «smette di sentirsi esule, randagia». Scopre di non aver mai abbandonato quei luoghi perché vivono dentro di lei. Quando muore ha solo 34 anni. Ha lottato fino alla fine. A noi ha lasciato i suoi bellissimi racconti da leggere o rileggere.


(Il Quotidiano del Sud, 5 febbraio 2023)

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