19 Giugno 2021
Corriere della sera

La Bassa padana di Mianiti vince il Premio Narrativa

di Daniela Morandi


In estate un capo d’organza ci sta. E anche tenere in borsa Organsa, il libro di Mariangela Mianiti, vincitore della trentasettesima edizione del Premio nazionale di narrativa Bergamo. E se lo merita. È un libro che leggi d’un fiato. La sua storia ti scivola tra le dita come un bel tessuto.

La scrittrice è figlia di una brava sarta, che ha cercato di tramandarle il mestiere: Mianiti sa giusto fare gli orli, ma ha cucita addosso la campagna emiliana fin dalle vestine confezionate su misura dalla madre quando lei era bambina. Al lettore ritorna quell’atmosfera di provincia, che supera ogni regionalismo. È catturato da voli in altalena, pedalate in bicicletta, che per chi è nato nella bassa padana, fatta di nebbia e afa, è una religione.

In Organsa rivedi un pezzo d’Italia rurale, ritratti di un album di famiglia, relazioni che si intrecciano, sfilacciano, svelano. La scrittura è fitta ma distesa, come la pianura. Il paesaggio emiliano, naturale e umano, nel libro è vivo. Tradizione e relazioni tra padre e madre, genitori e figli si annodano per tessere il filo conduttore della storia: il racconto spietato di una famiglia e di un microcosmo, delle resistenze sempre bastonate di Luisa, madre che non riesce a battersi per se stessa ma per i figli. Premio meritato con 43 voti.

Un po’ meno meritato il quarto posto di Antonio Franchini, dalla solida scrittura, figlia di un uomo che sin da ragazzino si è immerso nella lettura e letteratura per immergersi nella vita. Il suo Il vecchio lottatore stava bene a pari merito con Splendi come vita di Mariagrazia Calandrone, posizionata al secondo posto con 30 voti. Le sue parole splendono come vita o fanno capire che la vita splende, ma è una consapevolezza che affiora dopo una sedimentazione.

Al terzo posto Nel nome del diavolo di Lorenzo Alunni, antropologo che rintraccia nella «letteratura una torcia per raggiungere certi abissi dell’umano», come dice, ma la sua scrittura a tratti è ancora acerba. A chiudere la cinquina le ossessioni e la parodia di un’emancipazione de I pellicani di Sergio La Chiusa. La cerimonia di premiazione, tenutasi ieri sotto i portici del palazzo della Ragione in piazza Vecchia, è stata una celebrazione della parola, del suo peso e potere seduttivo. Nei saluti dell’assessora alla Cultura Nadia Ghisalberti, del rettore Remo Morzenti Pellegrini, del presidente di Confesercenti Antonio Terzi, in quelli di Dario Zoppetti della Fondazione della Comunità bergamasca torna la bellezza del ritrovarsi, del leggere, dell’assaporare il gusto delle parole. Torna la promozione della lettura e letteratura. Operazione che passa anche dalla Vanoncini Spa, dove è partita l’esperienza del «Book club dei muratori», per incentivare la lettura come fattore aggregante fra i dipendenti: per ogni libro letto e raccontato agli altri, il lettore riceve un buono libri. L’invito del presidente del premio Massimo Rocchi è quello «come dice Pessoa, di diminuire il contatto con la realtà e aumentare l’analisi di quel contatto…».


(Corriere della sera – Cronaca di Bergamo, 19 giugno 2021)

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