23 Maggio 2016

La grande paura

di Piera Oppezzo

La storia della mia persona
è la storia di una grande paura
di essere me stessa,
contrapposta alla paura di perdere me stessa,
contrapposta alla paura della paura.

Non poteva essere diversamente:
nell’apprensione si perde la memoria,
nella sottomissione tutto.

Non poteva
la mia infanzia,
saccheggiata dalla famiglia,
consentirmi una maturità stabile, concreta.
Né la mia vita isolata
consentirmi qualcosa di meno fragile
di questo dibattermi tra ansie e incertezze.

All’infanzia sono sopravvissuta,
all’età adulta sono sopravvissuta.
Quasi niente rispetto alla vita.
Sono sopravvissuta, però.
E adesso, tra le rovine del mio essere,
qualcosa, una ferma utopia, sta per fiorire.


 

Luciano Martinengo, amico della poeta e vicino a lei negli ultimi mesi della sua vita, ha da poco pubblicato il libro Piera Oppezzo. Una lucida disperazione (Interlinea 2016),  che raccoglie una selezione di circa 150 poesie scritte da Piera Oppezzo nell’arco di 50 anni, metà delle quali inedite e l’altra metà tratte da quattro diverse pubblicazioni.

Piera è stata protagonista delle grandi speranze di riscatto politico e femminista del decennio 1967-77, ma è stata soprattutto scrittrice e poeta. E alla scrittura, cui attribuiva un valore assoluto, ha dedicato l’intera esistenza. La sua poesia è un’esperienza impervia, un capogiro intellettuale, piacere raffinato per pochi.


(www.libreriadelledonne.it, 23/5/2016)

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