7 Dicembre 2017

La novità fertile: appunti per una riflessione a partire da Mia madre femminista

Marina Santini | Luciana Tavernini
Mia madre femminista. Voci da una rivoluzione che continua
Il Poligrafo 2015


di Donatella Franchi

Il libro ci restituisce una grande energia creativa, non solo per la vivezza delle forme che via via prende il dialogo tra una madre e sua figlia sulle parole inventate dalle donne per dire la loro esperienza, sul corpo pensante, sui luoghi creati per rispondere ai propri bisogni e desideri e sul lavoro, ma anche per le quasi cento fotografie che ci restituiscono la vitalità di un’epoca e per la varietà delle testimonianze di 58 femministe.

Sono testimonianze nate nel passato, testimonianze di un’esperienza di trasformazione ricca di invenzione la cui energia ha lasciato in chi parla una impronta che dura nel presente.

Non sono memorie di un periodo finito, ma mostrano una storia che continua ancor oggi.

Dato il mio amore per l’arte visiva mi soffermo sulle testimonianze di Paola Mattioli e di Marcella Campagnano, oggi due fotografe riconosciute e affermate. Le loro testimonianze ci dimostrano che dalle esperienze delle artiste femministe di quegli anni deriva un nuovo modo di pensare l’arte oggi. Le pratiche artistiche delle donne hanno cambiato il panorama dell’arte. Infatti il femminismo è il movimento politico del ‘900 che più l’ha influenzata.

Quella che io chiamo “la novità fertile” che le donne hanno portato nel mondo dell’arte è il fare interagire l’energia della creazione con l’energia dei rapporti.

Marcella Campagnano esordisce dicendo “non sono una fotografa”, nelle sue fotografie sperimentali sui ruoli che le donne incarnavano e che le imprigionavano, quello che le importava era l’incontro con le donne, lo stare insieme in relazione, da cui scaturivano le fotografie sui travestimenti.

Preferisco usare il termine pratica artistica, esprime meglio il lavoro artistico come azione trasformativa che innesca processi vitali e crea spostamenti che mettono in circolo energie creative che tutte e tutti possiedono.

Il femminismo è stata una grande creazione che sento agire nel mio presente: mi ha permesso di formarmi un po’ alla volta un pensiero mio sull’arte.

Ho sempre utilizzato l’arte in modo relazionale, ma ne ho avuto coscienza solo attraverso il femminismo. Per me comunicare attraverso immagini, ha sempre significato “arricchire il vivere insieme”, come ha detto Carla Lonzi parlando delle Preziose nel suo testo rimasto incompiuto Armande sono io!

Infatti la rivoluzione femminista, portando la vita al centro della cultura e della politica, ha modificato profondamente anche il rapporto con l’arte. Il nostro presente continua a nutrirsi di questo cambiamento.

Oggi continuo a pensare che fare arte significhi agire nella trasformazione in relazione.

(Nel libro vi è anche la testimonianza di Donatella Franchi “Un andirivieni necessario. Pratica artistica e vita quotidiana” in cui a partire dal un suo lavoro Progetto Clotilde, durato dieci anni, offre alcune riflessioni sul fare artistico.)

(www.libreriadelledonne.it, 7 dicembre 2017)

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