3 Giugno 2019
Il Quotidiano del Sud

«La spirale del tempo – Storia vivente dentro di noi», recensione di Franca Fortunato

di Franca Fortunato


Il libro La spirale del tempoStoria vivente dentro di noi, a cura delle donne della Comunità di storia vivente di Milano, contiene dieci racconti e tre testi teorici, che mostrano e spiegano che cos’è la pratica della storia vivente. In ogni racconto c’è autobiografia ma non è un testo autobiografico, c’è autocoscienza ma non è un testo di autocoscienza, c’è letteratura, romanzo storico, narrazione, politica, memoria, contesto storico-patriarcale in cui avvengono i fatti narrati, insomma c’è una molteplicità. È questa la storia vivente, storia di vite di donne, raccontata e scritta in relazione, a partire da sé, dal profondo, portata fuori dalle “viscere”, seguendo un movimento a spirale, che richiede un tempo lungo. La storia vivente è un modo nuovo di fare storia, un modo femminile fuori dal patriarcato e dagli schemi della storiografia tradizionale, secondo cui senza documenti oggettivi non c’è storia. Nella storia vivente, invece, l’esperienza della storica, la sua soggettività, il suo sentire profondo, è il primo documento storico su cui si fonda la narrazione e la sua verità. Storia vivente e storia tradizionale non sono complementari, né in opposizione, ma sono semplicemente due storie diverse, sia nei contenuti che nei modi di fare storia. Ogni racconto del libro porta in sé un dolore inespresso – sono racconti dolorosi ma non cupi – un dolore rimosso, tacitato che nella storia vivente trova redenzione. Ecco perché non c’è odio, vendetta, risentimento, nei racconti, neanche in quelli più duri che parlano di violenza di padri sulle madri, di violenza di uomini estranei sulla bambina e adolescente, di tradimenti paterni, ma c’è, invece, amore femminile per la madre, genealogia femminile, redenzione dal dolore per sé e per l’altra/o. I fatti narrati vengono ricondotti al contesto storico in cui sono accaduti, per cui la storia personale di ognuna diventa testimonianza di un’epoca storica-patriarcale. A inventare la storia vivente è stata una donna, Marirì Martinengo, con il suo libro La voce del silenzio Memoria e storia di Maria Massone, donna “sottratta” (2005), dove tra rimembranze, narrazione e documentazione, narra della nonna, sottratta a lei, alla memoria familiare e alla storia del suo tempo, rinchiusa nel 1895 in una casa di cura, dopo la nascita dell’ultima figlia. Quel libro segna una svolta nel suo lungo percorso di ricerca storica, iniziato alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, quando, dopo aver inventato la Pedagogia della differenza, Martinengo ha fondato la Comunità di pratica e riflessione pedagogica e di ricerca storicacon le donne con cui condivideva un percorso politico all’interno della Libreria delle donne di Milano. Nel suo scritto Mi ha chiamata da sempre: la risposta alla chiamata, con cui si apre La spirale del tempo, chiama digressione la ricerca storica di quegli anni perché la sviava dall’attenzione al grumo oscuro, e riconosce però che quella ricerca, in un certo senso, l’aveva preparata a prendere in considerazione il suo malessere, abituandola a scendere e a fare riemergere dal buio vite di donne cancellate, dimenticate dalla storia (Le trovatore, le badesse medievali). Ho conosciuto Marirì Martinengo in quegli anni, quando da insegnante mi sono fidata e affidata alla sua ricerca storica. Quando lei scrisse il libro sulla nonna non aveva nessuna certezza che stesse scrivendo storia. Questa le venne dal riconoscimento della donna con cui era in relazione da anni, María Milagros Rivera Garretas – come racconta nel libro – storica medievalista all’università di Barcellona e studiosa di María Zambrano.Martinengo si è fidata e affidata al suo giudizio e così si è liberata da ogni insicurezza e ansia, si è sentita anche legittimata a proporre la storia vivente alle donne della sua Comunità che le hanno dato credito e l’hanno seguita. Dare credito alle parole di una donna è un atto politico. La Comunità ha cambiato nome, ad essa si sono unite altre donne, compreso un gruppo di Foggia, tutte autrici de La spirale del tempo. Il libro è coinvolgente, a volte commovente, è scritto in modo eccellente, da cui scaturisce una lettura scorrevole e piacevole. Leggerlo, però, richiede un atto di fiducia per poter fare spazio dentro di sé al riconoscimento del nuovo, perché in tutte/i è molto radicata la formazione scolastica sui paradigmi della storia tradizionale.

Il libro obbliga chi legge, donne e uomini, a mettersi in relazione di differenza o somiglianza con chi scrive, con se stessa/o, perché – come scrive Marirì Martinengo – c’è una storia vivente annidata in ciascuna e ciascuno di noi.


La spirale del tempo – Storia vivente dentro di noi, a cura della Comunità di storia vivente di Milano, Ed. Moretti &Vitali,pagg. 198, € 17,00


(Il Quotidiano del Sud, 3 giugno 2019)

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