8 Ottobre 2006
Il Sole 24 ORE

La stella del Nord che vestiva da uomo

Marco Innocenti

Veronica Buckley, Cristina regina di Svezia (Mondadori, pagg. 408, € 19,00).

Nel buio inverno del Nord,l’8 dicembre 1626, nasce una bambina. È Cristina, la futura regina di Svezia. Le levatrici, in un primo tempo, la dichiarano maschio: primo segno di un’ambiguità che condizionerà tutta la sua vita e ne farà una figura originale e chiacchierata. Scoperto l’errore, il padre di Cristina, re Gustavo Adolfo il Grande, si mostra felice: “Questa bambina non sarà da meno di un maschio”.E quando il re cade in battaglia contro gli Imperiali, nel 1632, Cristina eredita a soli sei anni il trono di Svezia.
Sovrana effettiva dal 1644, a 18 anni, Cristina si rivela una giovane regina anomala: veste come un uomo, porta la spada, mangia e bestemmia come un soldato, ama i cannoni, la caccia, cavalli e i cani. Scarpe basse e abiti essenziali, rinuncia alla propria femminilità. I capelli sono biondi gli occhi azzurri ma il naso lungo arcuato, la voce aspra e il carattere sanguigno ne fanno una donna temuta più che amata. Curiosa e intelligente, prova un forte amore per l’antichità classica, coltiva le arti le scienze, attirando alla Corte svedese letterati, scienziati, pittori, filosofi, tra quali spicca Cartesio. Si rifiuta di sposarsi (“Non sono fatta per il matrimonio”), alterna amanti maschili femminili, porta il Paese in guerra, abbellisce Stoccolma, mostrando alcune delle facce di una donna che sa stupire.
Irrequieta, tormentata, sempre alla ricerca di qualcosa che non trova, nel 1654 abdica in favore del cugino Carlo Gustavo, e, abbandonando la fede luterana, si converte al cattolicesimo. A 28 anni si rimette in gioco. La regina ribelle rinuncia al trono per la libertà. È giovane ha tutto il mondo davanti sé. Vuole essere se stessa, inseguire il senso della vita, viaggiare, rinnovarsi, cercare nella religione cattolica una nuova verità. Si sbarazza della opaca Svezia e inizia una nuova vita a Roma, dove frequenta il Papa e i cardinali, e vive nuovi amori nel cuore pulsante della cultura europea.
Volubile e annoiata, tenta un improbabile rilancio politico, puntando, con l’appoggio francese, a diventare regina di Napoli: una delle terre di sole e di mare che alimentano la sua fantasia. Non ha fortuna, ma forse è questo il suo destino, una storia di promesse non mantenute e di forza frustrata dalle debolezze: l’avventura umana di una bambina non amata, di una donna irrequieta alla ricerca dell’impossibile, vissuta nell’ingombrante ombra del suo grande padre, considerata, di volta in volta, lesbica, prostituta ed ermafrodito, ma capace di infrangere ogni convenzione per affermare il diritto a seguire le proprie inclinazioni.
Personaggio di grande, imperfetta bellezza, spesso un crocevia di religione, potere, politica sesso, Cristina una donna che si impone in un mondo di uomini ma che sconta la sua ambiguità, fatta su misura per il barocco, l’irregolare perla che dà il suo nome quel periodo storico vibrante, sensuale, violento e sinistro.
Morta a Roma il 19 aprile 1689, l’esuberante stella del Nord che si era paragonata al sole, rinchiusa nell’oscurità di una bara nella basilica di San Pietro. Di lei Veronica Buckley, storica neozelandese, racconta la vita, pirotecnica, abbagliante, provocatoria.

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