30 Luglio 2020
Il Quotidiano del Sud

La storia straordinaria della biblioteca di Parigi

di Franca Fortunato


In questi giorni d’estate per chi, come me, vive e si nutre dell’amore per la lettura, i libri sono compagni di viaggio inseparabili. È così che mi sono trovata a leggerne uno di straordinaria bellezza. La Biblioteca di Parigi di Jane Skeslien Charles (Garzanti 2020), un romanzo ispirato a persone e fatti reali accaduti tra il 1939 e il 1944, sotto l’occupazione nazista e durante il secondo conflitto mondiale, nella biblioteca americana di Parigi, American Library, che conserva una delle più grandi collezioni di libri al mondo e di cui quest’anno ricorre il centenario della fondazione. Le bibliotecarie, i bibliotecari e la loro direttrice in quegli anni hanno sfidato i nazisti, mettendo a repentaglio la propria vita pur di assicurare la circolazione dei libri, anche quelli proibiti, e salvare l’amore per la lettura, che aiuta a vivere. Una pagina di storia della Resistenza parigina, sconosciuta e imprevedibile, scritta da donne e uomini, più donne che uomini, che passano la vita tra scaffali di libri e si inebriano dell’“odore più buono del mondo, un mélange del profumo di muscoso di libri vecchi e pagine fruscianti di quotidiani”, e sanno dare senso all’amore per la lettura, facendo della biblioteca una “comunità” dove chi lavora e chi la frequenta si sente “a casa”. Un’umanità straordinaria vive tra quei mattoni e scaffali pieni di libri, fatta di coraggio, solidarietà, resistenza, lotta, speranza, fiducia, amicizia, amore, che non conosce frontiere, barriere, odio, razzismo e salvaguarda la biblioteca quale “ponte di libri tra le culture”, “una finestra sul mondo” presente e futuro perché “le cose belle passano ma anche quelle brutte” e l’essenziale non è salvarsi e salvare ma il come. Loro lo hanno fatto scrivendo una pagina straordinaria sul potere dei libri che “come le persone, senza contatti cessano di esistere”. Rifiutano di espellere dal loro tessuto relazionale ebree ed ebrei a cui, vietato loro dai nazisti l’ingresso nella biblioteca, non fanno mancare i libri consegnandoli a casa, perché “i libri e le idee sono come il sangue, hanno bisogno di circolare e ci tengono in vita”. Portano e leggono libri negli ospedali ai soldati malati o feriti “per tenere alto il morale”, aiutati da diecine di volontarie e volontari, spediscono migliaia di libri con dentro foglietti di incoraggiamento ai reggimenti e ai prigionieri nei campi d’internamento nella campagna francese, “per continuare a fare battere il cuore, a far immaginare il cervello, a tenere viva la speranza”. L’amore per i libri unisce anche chi la guerra divide, dando speranza al futuro. È così che il nazista “tutore dei libri”, un bibliotecario che lavorava nella biblioteca più prestigiosa di Berlino, alla direttrice, conosciuta prima della guerra, che teme la chiusura della biblioteca, dice: “Mia cara signorina (…) le persone come noi non distruggono i libri, naturalmente certe persone non possono più entrare e certi libri circolare”. Le uniche a cui la biblioteca negò l’ingresso furono la miseria e la vergogna umana delle “lettere dei corvi”, piene di rabbia e di odio, spedite anonime alla polizia per denunciare ebrei, vicini, amici, familiari, colleghi. A noi resta la bellezza di una storia che insegna come l’amore per i libri salva la nostra umanità là dove, oggi come ieri, dilagano odio, rabbia, razzismo e misoginia. Ecco perché il grande patrimonio librario della biblioteca regionale siciliana, danneggiato dal nubifragio che ha colpito di recente Palermo, va recuperato e salvato dal macero.


(Il Quotidiano del Sud, 30 luglio 2020)

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