di Alessandra Pigliaru
Solo l’altro ieri Federico Motta, presidente dell’AIE (Associazione Italiana Editori), si è dimesso dal cda della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura e, pur rimanendo tra i fondatori del Salone del Libro di Torino, non farà più parte dell’aspetto organizzativo della kermesse. «Profondi cambiamenti» o divergenze di punti di vista? Certamente Ernesto Ferrero – che quando a settembre venne chiamato al telefono da Piero Fassino per prendere il posto di Giulia Cogoli, dimissionaria solo dopo tre mesi dalla carica di direttrice della Fondazione, autodefinì se stesso come un soldato sabaudo che dice di sì ai compiti con sollecitudine – si mostra deluso dalla decisione di Motta.
Come infatti dichiara al «Corriere della Sera», avrebbero desiderato dall’AIE «un apporto più propositivo. I cambiamenti di cui parla Motta e che alludono all’ingresso tra i soci di ministeri e di importanti istituti bancari, vanno nel senso del consolidamento e rafforzamento del progetto Salone». Per Cna Editoria Piemonte, che rappresenta oltre 2300 imprese ed era certa ci si sarebbe congedati dalle lacunose gestioni precedenti per aprirsi a una interlocuzione più stringente proprio con i piccoli editori si tratta «un segnale di crescente distacco» del Salone del Libro di Torino «dalla realtà editoriale». E aggiungono «abbiamo chiesto e richiesto di poterci confrontare con la nuova dirigenza della Fondazione – concludendo – ma ad oggi non vi è stata nessuna attenzione nei nostri confronti».
La decisione di Motta, al di là delle indiscrezioni che chiarirebbero un conflitto rispetto l’entrata massiccia di gruppi che marginalizzerebbero l’AIE all’interno delle scelte del cda, arriva in un momento particolarmente difficile per gli editori italiani che, proprio grazie all’AIE, si sono già misurati con i dati del Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2015 e con i più recenti dati Istat sulla lettura per l’anno 2015. La sintesi va in una direzione di calo dei lettori, nonostante la proiezione dell’AIE apparisse più confortante di così e promettesse «cambiamento». Perché i dati andrebbero guardati con attenzione, nell’ultimo semestre del 2015 infatti «la decrescita» potrebbe addirittura azzerarsi. Nonostante i ripetuti segni negativi, soprattutto in capo alla lettura, vi sono segnali da leggersi in un mutamento in atto. Gli e-book crescono, crescono anche i piccolissimi editori (1190 che hanno pubblicato più di 10 titoli nel solo 2014, per esempio) ma i lettori calano.
Come leggere questo dato contraddittorio? Ginevra Bompiani, storica editrice per Nottetempo e attenta osservatrice del mercato editotoriale, si dice contenta, tuttavia lo sarebbe di più se invece di crescere solamente prosperassero anche. «Le due cose sono ben diverse, e con il calo dei lettori non vedo come potrebbero prosperare. Ciò che è auspicabile e importante è infatti che l’editoria possa lavorare con una buona qualità dei libri che pubblica, delle traduzioni, dei materiali che utilizza, delle professionalità insomma di cui ha bisogno; tutto ciò si affievolisce nei grandi gruppi editoriali fino quasi a scomparire; purtroppo c’è questo rischio anche nelle esperienze di editori molto piccoli, eroici e da sostenere però che fanno fatica in mezzo a molte difficoltà». E se i prezzi di copertina dei libri sono in leggero calo, Bompiani è altrettanto netta: «il contrario di una vittoria culturale, si rischia di andare incontro alla facilità che non aiuta la diffusione alla lettura eporta con sé una qualità scadente. Gli editori che praticano sconti, promozioni e in generale adottano questa politica di riduzione hanno drasticamente determinato la qualità scadente dei libri».
E se è vero che in questo scenario a precarizzarsi ulteriormente è anche la filiera delle professioni intorno al mondo del libro «vi sono già margini di guadagni esigui, figuriamoci quando il prezzo di copertina si riduce non si è a favore di nessuno, né della qualità, né di chi lavora, né della cultura in generale. E ancor meno i lettori. Nei libri come in qualasiasi altra cosa, la riduzione del prezzo è sempre a scapito di qualcosa. Ma nei libri la qualità è tutto». Le cose sembra vadano diversamente in Francia, racconta Bompiani, le proiezioni sono confortanti per la lettura in tutto il 2015 e anche il 2016 è cominciato positivamente. «Credo si tratti di una reazione alla paura, al tempo che stiamo vivendo che ci spinge alla riflessione e a stare più dentro casa. Non vorrei fosse così e sono sicura che nonostante le previsioni sconfortanti la lettura riprenderà anche in Italia con cifre importanti, perché in fondo è un po’ come diceva Anna Maria Ortese: leggere è come fare ritorno a casa e in un momento di spaesamento come questo forse è ciò che possiamo augurarci».
(il manifesto, 4 febbraio 2016)